Live from Dublin (Welcome back)

 

Un viaggio che inizia con mezz’ora di ritardo è qualcosa di normale e che non fa notizia, colpisce e diverte molto di più se dietro di te c’è una coppia di romani sulla sessantina abbondante che parlano e discutono di sughi, cotiche, salsicce da far sgrassare bucandole appositamente e soffritti vari.

Con questo sfondo vocale mi sono diretto verso Dublino, 3 ore di volo che sono riuscito a dimezzare grazie ad una pastiglia la quale mi ha permesso di riposare un po’. Tempo freddo, cielo coperto ma anche qualche spiraglio di sole. Uscito dal terminal sono andato a riprendere l’Aircoach e tutto è stato uguale ad inizio marzo. È diverso però quando torni in un posto all’estero e sei totalmente padrone della situazione, mi era capitato alcuni mesi fa quando andai a Liverpool, ma oggi è stato tutto molto più amplificato.

Non mi ha fatto nessun effetto particolare ritrovarmi a O’Connell Street o attraversare il Liffey, e la risposta è facile: mi sembrava tutto normale. Il ricordo è ancora troppo vivo di fondo per farmi scattare qualcosa di clamoroso.

È strano, ma non stranissimo, diciamo così.

Domani inizio lo stage, domani l’avventura comincia davvero.