Il mio Granada

Era il sette maggio 1997, stavo all’ultimo banco e decisi di dare vita ad una grande idea, quella di creare una squadra tutta per me inseguendo la dilagante moda del Fantacalcio. Presi carta e penna e stilai la prima lista di giocatori di una squadra che si sarebbe chiamata Granada, colori sociali nero-viola, come simbolo uno scudo viola crociato e come sponsor Ford. Avevo anche io la mia fanta società con tanti giocatori forti che avrebbero fatto sognare ogni tifoso, insieme a me partecipò all’atto di fondazione Gabriele che era venuto a salutarci dopo aver subito un intervento all’appendicite ed io gli proposi di diventare membro onorario della prima squadra della 4°D, lui accettò e gli feci firmare anche una specie di contratto su un foglietto a quadretti. La mia invenzione ebbe enorme successo, non a caso in poco tempo tutti i miei compagni fondarono fanta società come la mia. Simone inventò il Brummel che era il nome del suo negozio di scarpe, ma poi lo trasformò in Antel ed in seguito definitivamente Victoria, Enrico il Bradwort poi cambiato in Mons (i miei rivali principali), Andrea e Diego la Santavalle (l’unica italiana) mentre Daniele il Bento Ribeiro trasformato poco dopo in Palmas. Anche Gabriele mesi dopo lasciò in maniera poco elegante il Granada per costituire la sua squadra ovvero il Casworth, ma non ebbe mai grande fortuna, io ormai lavoravo mattina e pomeriggio per la mia idea, avevo disegnato l’abbigliamento sportivo ed avevo pensato ad ogni cosa anche la più inimmaginabile. L’attenzione nei minimi particolari dava inevitabilmente al mio club un ruolo egemone all’interno della classe, ognuno giocava il proprio campionato, solitamente nel salone di casa con la palletta di plastica o di spugna come nel mio caso e poi raccontava le imprese eroiche dei propri beniamini il giorno dopo in classe. Chi aveva cominciato prima questa avventura aveva avuto la possibilità di scegliere i migliori giocatori i quali potevano appartenere soltanto ad un club, la mia coppia gol era Ronaldo e Shearer, ma avevo anche Baggio, Zola, Beckham, e Raul. Il mio più grande rimpianto fu di non poter comprare Cantona il quale aveva già annunciato il suo ritiro a fine anno. Ricordo le trattative assurde: una mattina d’estate chiamai Enrico dalla nonna e riuscii a strappargli Lizarazu per 30 miliardi più un giocatore in prestito, o quando scambiai Teddy Sheringham più 42 miliardi per riportare al Granada Luis Figo. Sono passati undici anni ormai ma rimango tuttavia legato a questa storia, con il passare del tempo ho continuato a disegnare per questo club, l’anno scorso ho coronato un desiderio d’infanzia andando proprio a Granada e la cravatta nero viola alla comunione di mia cugina era in onore della mia squadra. Certe cose di quando ero bambino mi mancano e questa è una di quelle, mi piace quando ricordo alcuni periodi e mi rivedo sotto il cortile da mia nonna con il pallone sotto braccio che torno a casa felice dopo aver fatto vincere ancora una volta la mia squadra immaginaria.