Infinita tristezza

Sono frustrato. Questo è il termine che mi si addice di più, non riesco a pensare perché la delusione è tanta e la paura continua crescere. Le ultime due partite mi hanno portato via un numero di energie in quantificabile e stasera (ho appena superato la stazione di Piacenza) mi sento svuotato completamente. Domenica  rischiamo grosso, ma arrivato a questo punto non mi interessa più che questa squadra, la quale continua a prendermi in giro, vinca lo scudetto. Spero soltanto che non festeggi la Roma perché oltre al danno si aggiungerebbe la beffa, e poi perché memore della tremenda estate 2001 non voglio che ricapiti una altra cosa del genere. Mentre tornavo dallo stadio, sulla metropolitana avevo affianco un bambino di 8 anni insieme al padre, entrambi vestiti di nerazzurro. Prima di scendere ho scambiato un paio di battute con loro e mentre guardavo il ragazzino vedevo me, gli ho fatto una carezza sulla testa e me ne sono andato. E’stato un gesto spontaneo, avrei voluto che in quel momento qualcuno l’avesse fatto a me, così come incoraggiamento o magari per semplice compassione. In due domeniche mi sono fatto 2400 km, ho speso 320 euro e sono tornato a casa sempre a mani vuote, ovvero senza scudetto. Provo tanta amarezza perché è il classico periodo no, in cui le cose vanno male sotto tutti i punti di vista. Ogni mio desiderio viene infranto puntualmente ed ora comincio ad essere piuttosto stanco di questo andamento. Non è una resa ma una semplice presa di coscienza della realtà. Vedo tutto nero non perchè sia pessimista ma perché visti i recenti episodi non è possibile vedere diversamente. In periodi del genere se qualcuno mi chiamasse sul cellulare dicendomi di andare in Nuova Zelanda o nel posto più lontano da qui, partirei subito, non tanto per fuggire ma per voltare pagina ricominciando da capo completamente. Stasera mi sento così e forse in una giornataccia come questa ho trovato un lato positivo: sono riuscito a sfogarmi come volevo.

Stamattina mi ha chiamato il mio migliore amico, non vive più a Roma da tempo ma resta pur sempre un romanista, ha provato a rincuorarmi e mi ha fatto enormemente piacere. Grazie Simò, ti voglio bene, ma tanto questo già lo sapevi.