Meglio

Sto meglio. Il morale continua a crescere, la condizione fisica mi aiuta e mi sento bene dopo un paio di settimane piuttosto sottotono, mi accorgo di questo cambiamento positivo anche per il fatto che ho ricominciato a dire stronzate a ripetizione e ciò è un buonissimo segno. Paradossalmente l’affronto (così l’ho inteso) della scorsa settimana mi è stato molto utile, ha rafforzato un paio di convinzioni e si è rivelato quasi terapeutico. Piove ancora un po’, ma è una pioggia debole, la tempesta è passata oramai ed il tempo è destinato a migliorare in breve tempo. Inevitabilmente.

Oggi è stato un pomeriggio insolito, abbiamo riempito le cinque ore di buco tra due lezioni con una visita da MediaWorld, dove abbiamo giocato e provato per la prima volta la Wii, mi sono divertito perché è sicuramente una novità di un certo peso nel mondo dei videogiochi; divertente il bowling, avvincente il tennis (il mio preferito) abbastanza complicato il golf.

Infine chiudo con un pensiero per moggi per il quale ieri è stata chiesta una condanna di sei anni riguardo il caso Gea, mi fa ridere ancora tantissimo come in due anni abbiano provato a difendersi dicendo che tutto era stato manovrato dalla Telecom, da Tronchetti Provera, Buora, Moratti e quindi dall’Inter. Secondo loro, quindi, dietro allo scandalo Calciopoli c’era un piano diabolico tinto di nerazzurro che con un copia ed incolla sulle intercettazioni si voleva sbarazzare della juve. Continuo a ritenere questa teoria credibile al pari di quella in cui si afferma che il Sole ruoti intorno alla Terra. Detto questo mi limito soltanto a ripetere una speranza: che siano stramaledetti in eterno. E’ evidente che inizio ad avvertire una certa carica per l’ex derby d’Italia fissato tra 10 giorni…

Frasi della settimana

Gabriele:“Anche se tu potenzialmente potresti valere 100 lire, se ti contorni di persone da due lire, alla fine finisci per valere due lire anche tu”

Antonio:”Non è detto che dietro ad ogni no ci sia un perché…”

Matteo:”Guardate che io sono pagato per dire ste stronzate, lo devo fare per forza”.

 

 

Attrice:“Devo cancellare l’indelebile”.

 

 

 

 

P.S. Ieri sono andato sulla pagina di gestione e controllo del blog dove ci sono anche le statistiche e ho letto che qualche visitatore per cercare questo indirizzo ha inserito nel motore di ricerca “soprannomi di matteo”. Vorrei sapere soltanto chi è questo genio che ha già tutta la mia stima, lo prego di farsi vivo, lasciando magari anche un commento. Grazie.

Solo a noi

Una cosa è certa sul tifo: non è un piacere parassita, anche se tutto farebbe pensare il contrario, e chi dice che preferirebbe fare piuttosto che guardare non capisce il concetto fondamentale. Il calcio è un contesto in cui guardare diventa fare. Nel momento del trionfo infatti il piacere non si irradia dai giocatori verso l’esterno fino ad arrivare ormai smorzato e fiacco a quelli come noi in cima alle gradinate; il nostro divertimento non è una versione annacquata del divertimento della squadra, anche se sono loro che segnano i gol ed alzano il trofeo quando vincono. La gioia che proviamo in queste occasioni non nasce dalla celebrazioni delle fortune altrui, bensì dalla celebrazione delle nostre; e quando veniamo disastrosamente sconfitti il dolore che ci inabissa, in realtà, è autocommiserazione, e chiunque desideri capire come si consuma il calcio deve rendersi conto prima di questo. I giocatori sono semplicemente i nostri rappresentanti, e certe volte, se guardi bene, riesci a vedere anche le barre metalliche su cui sono fissati, e le manopole alle estremità delle barre che ti permettono di muoverli. Io sono parte del club, come il club è una parte di me; e dico questo perfettamente consapevole del fatto che il club mi sfrutta, non tiene in considerazione le mie opinioni e talvolta mi tratta male. In questo contorto universo ci sono delle cose uniche, dei momenti e delle situazioni alle quali infatti nessuno di noi potrebbe mai rinunciare. Anche se sai che qualsiasi cosa  può mettere qualcuno su un treno di pensieri che finirà con te seduto su uno dei suoi vagoni, non hai idea di quando possa succedere. È un fatto imprevedibile e fortuito. Con il calcio tutta questa casualità sparisce: tu sai che in sere come quelle dello scudetto o in pomeriggi come il 5 maggio sei nei pensieri di decine, forse centinaia di persone. E mi piace, mi piace il fatto che ex fidanzate, o altre persone che ho perso di vista e che probabilmente non rivedrò mai più, siano sedute davanti alla tv e pensino, per un momento, ma tutte nello stesso momento, Matteo, solo questo, e siano tristi o felici per me. A nessun altro succede, solo a noi.

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Eccomi a San Siro, l’unico posto al mondo dopo casa mia e casa di mia nonna, in cui mi sento veramente a mio agio.

 

Dentro un casinò

Premetto fin da subito che questo sarà un post molto metaforico e che probabilmente non tutti riusciranno a capire fino in fondo, ma certamente alcune persone comprenderanno alla perfezione il discorso. Ieri pomeriggio all’università è venuta fuori una similitudine con il casinò ed ognuno di noi tre con una frase ha provato a riassumere la propria situazione. C’è chi sta invocando la buona fortuna di fronte al croupier ed è pronto a sedersi ad un tavolo dopo diversi rinvii, c’è chi invece ha capito che è arrivato il tempo di giocare e vorrebbe tanto sbancare anche perché crede di meritarsi una bella vincita, e poi ce n’è un altro che è indeciso se alzarsi o meno da un tavolo. L’ultimo personaggio in questione per certi versi sa anche le carte di alcuni avversari, molto probabilmente è uscito dal gioco quel lunedì 20 ottobre, gira per la sala ma continua a guardare quel tavolo che gli piace troppo e nonostante tutto tentenna ancora, consapevole che ha pochi soldi e che razionalmente sarebbe meglio andarsi a fare un giro magari alle slot machine. Non so come proseguiranno le partite, sarebbe facile, fin troppo bello e quindi anche poco credibile, pensare di uscire dal casinò con il malloppo in mano tutti sorridenti, la pallina sulla roulette e appena uscita e sta iniziando a girare, resta da vedere se si fermerà sul colore giusto, sul numero su cui abbiamo puntato, oppure no.  

 

Se mai giochi, mai vinci.

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Ale

Come tutte le volte, anche ieri sera, la partita di calcetto con il mio amico Alessandro si è trasformata in un’occasione per riaprire il libro dei ricordi della nostra infanzia, un periodo che abbiamo trascorso insieme divertendoci tantissimo ed al quale siamo ancora particolarmente legati. Nel viaggio d’andata verso il campo infatti Alessandro ha praticamente rincoglionito gli altri amici in macchina raccontando le nostre avventure di bambini che dopo la scuola si divertivano nel cortile del palazzo dove abitavano le nostre rispettive nonne. Tanti sono stati i momenti menzionati, in modo speciale il famoso racconto sull’albero sradicato senza motivo che ci costò tre giorni di durissimo lavoro, spinti in questa folle impresa non si sa poi da quale reale ricompensa. Ovviamente non sono mancati  riferimenti ai vari sport che abbiamo praticato in quegli anni: oltre al calcio, in cui disputavamo infiniti derby Inter-milan; le partite di tennis in cui io ero Courier e lui Gaudenzi, ma anche il baseball che avevamo improvvisato con un manico di scopa ed una pallina proprio da tennis, fino al basket con grandi sfide che ci hanno visto spesso protagonisti d’estate al Big Gym e sui campi in chiesa. Indimenticabili le sfide alla Playstation, soprattutto a Premier Manager 99, battaglie all’ultimo sangue che spesso si risolvevano con colpi di scena improvvisi, ma anche NBA live 2003 ha ricoperto un ruolo importante in certi pomeriggi. L’estate era poi il periodo in cui traslocavamo nel mese di giugno tutti al mare a Torvajanica, dove le nostre famiglie prendevano casa e in cui noi trascorrevamo giornate splendide. Uno dei tanti aneddoti che Alessandro adora ricordare è quando Cristiano, un nostro amico più grande, un pomeriggio ci “sequestrò” per farci vedere tutto il concerto delle Spice Girls in cassetta mentre noi volevamo andare a giocare di sotto. Diverse volte ci siamo picchiati, dandocele di santa ragione, ma dopo due ore eravamo di nuovo lì a giocare insieme o magari a vedere i Cavalieri dello Zodiaco, l’immancabile appuntamento pomeridiano, Pegasus era il mio personaggio preferito, mentre il suo era Sirio. L’ultimo goliardata l’abbiamo fatta qualche anno fa, quando decidemmo di prendere di mira una trasmissione serale di televendite del “Centro Serena”. Infatti verso le undici puntuali cominciavamo a fare squilli anonimi e non solo al centralino, mandando al manicomio non tanto la centralinista ma quanto il conduttore, un tale Roberto, il quale una sera spazientito ed esausto disse:”Questi mo ricominciano co’sti squilli io non ce la faccio più….basta!” E’ inevitabile dire quanto sia legato a questo mio amico, lui è il nastro su cui ho registrato molti dei miei momenti più belli e divertenti e non è un caso se ogni volta che ci incontriamo per noi sia sempre un momento speciale, una vera e propria festa.

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