Sarà

Proprio ieri pomeriggio ho provato a spiegare a Gabriele i motivi del mio strano entusiasmo, che continua ad essere non motivato ed esagerato. Ho tirato fuori una serie di mezze spiegazioni e ho cominciato con una lunga lista: sarà la carica per Inter-juve; sarà che giovedì sono andato a parlare con il professore per la tesi; sarà che in due giorni con Davide ho fantasticato su i festeggiamenti post-laurea (a volte corro troppo, ma mi diverto a dire certe cose); sarà il progetto di questo viaggio; sarà che mi sento bene fisicamente. Sarà anche perché mercoledì sera ho giocato una grandissima partita, sarà per via di Plentiful’s friend (ultimo soprannome affibbiato); sarà che la benzina è scesa a 1.168 Euro e ora tutte le volte che vado al distributore sorrido. Sarà che sto ascoltando solo canzoni che mi trasmettono una buona energia, sarà che mi diverto ad andare all’università, sarà che ho appena finito di sistemare i documenti per la borsa di studio e so di poterla rivincere. Questo elenco di motivi dovrebbero spiegare il mio costante stato di fomento degli ultimi 10 giorni circa, nel frattempo mi attende un’altra settimana piena: lunedì vorrei consegnare il piano di studi, martedì addirittura c’è una doppia festa, mercoledì la Champions contro il Pana, e poi il Thanksgiving Day con il tacchino che mi aspetta. Intanto, buona domenica a tutti, anche agli juventini.

 

I get up when I’m down…

 

 

Grazie per averli puniti.

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Il genio della lampada

Oggi ho letto un articolo su internet in cui si parlava dei desideri degli italiani. Se uno di noi incontrasse il genio della lampada e avesse la possibilità di chiedere tre desideri, quali sarebbero le sue richieste? Le risposte sono state tante e svariate, alcune anche singolari, presenti quelle classiche come: un lavoro, un partner o una bella macchina. Dopo aver letto questo articolo mi sono fatto la stessa domanda e nel giro di venti minuti ho dato le mie tre risposte, anzi mi sono immaginato una specie di dialogo con il genio della lampada in persona.

Matteo:”Caro genio ho visto le richieste degli altri e sinceramente, posso ammettere con tutta tranquillità, che le ho trovate molto poco originali, io non ti chiederò ne soldi ne la salute, ma tre cose ”pesanti” alle quali terrei molto”.

Genio:”Dimmi tutto, sono pronto a qualsiasi cosa, sono felice che non mi chiederai di essere ricco  o di vincere al Superenalotto”.

Matteo:”Il primo in assoluto è un sogno, anzi è il sogno. Andare a Yokohama”.

Genio:”Perché proprio sta città inutile e lontana?”

Matteo:”Lontana sì, inutile per niente. A Yokohama voglio vedere l’Inter giocare la finale di coppa Intercontinentale. Questo significherebbe aver già vinto la coppa campioni, magari quest’anno qui a Roma, trionfare nella mia città sarebbe fantastico, sono appena 45 anni che aspettiamo di vincere sta coppa. Dobbiamo riconquistarla e andare in Giappone per salire sul tetto del mondo. Questo è il mio primo desiderio”.

Genio:”So che avete una bella squadra, che ogni anno partite per vincere questa coppa, ma poi uscite subito, va bene farò il possibile”.

Matteo:”Grazie. Il secondo è una fantasia che ho da anni, pagherei ogni cifra per fare un duetto con Liam Gallagher durante un concerto degli Oasis, magari in una cornice tipo Wembley o il Millenium Stadium a Cardiff, cantare in un posto del genere sarebbe un overdose tale di fomento che mi basterebbe per i prossimi tre decenni. Questo è un desiderio, tanto irraggiungibile quanto bello, ma volevo dirtelo lo stesso”.

Genio:”Tra questi due desideri, non so quale sia il più facile da esaudire, mi stai mettendo a dura prova vedo…”

Matteo:”Il terzo non te lo aspetti sicuro…vorrei tanto dare un morso alla mela verde usata nella pubblicità della Mentadent, è una cosa che voglio fare da quando ho quattro anni”.   

Genio:”Ma sei matto? Cioè tu sprechi così l’ultimo desiderio? Ma allora non ti manca nulla oppure sei felice. Sei felice?”.

Matteo:”Certo che sono felice, perché non dovrei esserlo, ho tutto, e non mi manca assolutamente niente, sto a posto così, quindi mi permetto di usare il terzo desiderio in questo modo”.

Genio:”Mi fa piacere. Proverò a fare del mio meglio per renderti ancora più contento allora”.

Matteo:”Grazie mille, ci conto…”

 

 

La frase del giorno

 

Davide:”Nella mia squadra, uno come te in mezzo al campo, lo vorrei sempre”.

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Un anno di blog!

Esattamente dodici mesi fa, nasceva questo blog, il post di esordio fu “Ancora un morto” dedicato a Gabriele Sandri, fatto di cronaca che stava tenendo banco in quei giorni. Un po’ per gioco, un po’ per curiosità è cominciata questa avventura che per diversi motivi mi ha coinvolto sempre di più. Ho scritto parecchio, 128 articoli non sono pochi, la media è di uno ogni tre giorni, ma quando inizio una cosa poi cerco di curarla e seguirla nel migliore dei modi, ed anche per il blog è andata così. Dopo un inizio stentato, questo indirizzo ha trovato diversi lettori, sabato ad esempio, sono state visitate ben 461 pagine, un dato importante che mi gratifica e che conferma il discreto gradimento che sto continuando a ricevere. Ultimamente ho provato a rendere il blog più vivo aggiungendo: foto, video e citazioni, cambiando diverse volte colori e sfondo alla home page, personalmente sono soddisfatto di questo “mio lavoro” che si è trasformato sempre più in un piacevole divertimento. Ci sono pochi commenti? E’ vero, ma so che non è facile per i semplici lettori che non mi conoscono, lasciare una propria opinione su dei post che, soprattutto negli ultimi mesi, sono stati spesso personali e quindi non facili da commentare per gli estranei. Ho scritto sempre ciò che mi passava per la testa, evitando particolari filtri, ma cercando di non esporre proprio tutto, e credo che alla fine questa sia stata una caratteristica apprezzata. Ovviamente devo ringraziare il mio gestore Alice (in questi casi sono molto aziendalista…), ma in particolare tutti coloro i quali sono passati qui, da chi ha letto mezza riga, a chi legge tutti i miei post attentamente, fino a chi ha lasciato un commento per farmi vedere che comunque era presente. L’ambizione rimane una, naturalmente, conquistare la coccarda di Blog del giorno, ammetto che ci tengo tanto, sarebbe una bella soddisfazione, una specie di coronamento, ma questo dipende soltanto da voi. Grazie ancora…e tanti auguri blog!!

 

I’M MAD FER IT!

La mia unica ambizione è quella di non essere nessuno se non me stesso, mi sembra la soluzione più sensata.

 

 

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Una lettera

Ieri sera ho ritrovato una vecchia lettera che ci ha scritto il nostro professore di storia e filosofia in quinto superiore e che ci ha consegnato l’ultimo giorno di scuola, tutte le volte che la leggo, mi emoziono sempre un po’. La prima parte è uguale per tutti, alla fine, invece, c’è un messaggio personale che ha voluto scrivere a ciascuno di noi.

 

 

 

 

Carissimi,

  Ho pensato di scrivervi alcune righe un po’ per affetto un po’ perché vorrei lasciarvi un piccolo segno del nostro lavoro comune. Vi ho molto osservato e alla fine di quest’ anno ho un po’ di rammarico perché non abbiamo avuto più tempo per costruire  quello che a me sarebbe piaciuto e che penso vi sarebbe stato utile per il futuro. A questo proposito vi voglio dire con franchezza che forse, dal vostro punto di vista, siete stati sfortunati a trovare un insegnate come me, che avrebbe voluto cose diverse da quelle che sapevate già fare. Ma quando voi mi dite”così ci fa riflettere” sappiate che non solo mi dimostrate che ho ragione a farlo, ma soprattutto mi state dicendo (e probabilmente non ne siete consapevoli) che come insegnante sono nel giusto. Per un professore il massimo risultato a cui può aspirare è insegnare ai propri studenti a ragionare. Perché questa credo sia la competenza fondamentale per un cittadino del nostro tempo. Non so esattamente cosa vi portiate a casa da questo anno insieme. So che molti di voi pensano che la cosa più importante sia il voto, ma tra qualche tempo non vi ricorderete i voti, piuttosto vi ricorderete gli episodi e le emozioni di questi anni. Oltre al vostro impenetrabile mondo fatto di rapporti (amicizie, screzi  e conflitti) tra di voi, vi ricorderete di questo o quel prof per quanto vi hanno fatto scoprire o per quanto vi hanno lasciato indifferenti. Oggi per voi i voti sono tutto, ed è naturale che sia così (anche se ogni volta che lo sento mi innervosisco) perché nel voto vedete allo specchio la vostra valutazione e, apparentemente, il successo o l’insuccesso. Ma tra qualche tempo apprezzerete la qualità della relazione (se c’è stata), l’originalità, la stranezza e la follia di qualcuno di noi che continueranno a farvi ridere o sorridere per lungo tempo, ma soprattutto a poco a poco capirete le capacità che vi sono rimaste dentro. Vi devo molto, perché osservandovi, ascoltandovi, lavorando con voi, ho capito molto di questo mestiere e di voi. E ho anche riscoperto quanto sia difficile fare l’insegnante. Essere un buon insegnante cosa vuol dire? Non lo so, certo è uno dei mestieri più difficili al mondo, se lo vuoi fare bene.

Ora che siamo arrivati alla fine di quest’anno mi auguro solo che qualche traccia di questo passaggio  rimanga nella vostra memoria. Anche ridicolo o divertente, per riderne, tra qualche anno. Vi ripeto per me è stato molto intenso, uno di quegli anni rari nella vita lavorativa di un insegnante che vorrebbe essere un buon insegnante.

Vi saluto con grande affetto e grazie per quello che abbiamo fatto insieme.

 

 

 

 

A te caro Matteo voglio fare i miei complimenti per la pervicacia e l’interesse con cui ti sei impegnato, perché hai accettato, forse l’unico, di provare a misurarti con il metodo di lavoro che io proponevo, hai accettato il rischio e non ti sei chiuso in difesa. Questa tenacia è un grande pregio. Devi essere soddisfatto di te ed orgoglioso, senza mai perdere l’umiltà. Certo si può migliorare, ma questo è sempre vero e vale per tutti.

 

 

Un abbraccio, il vostro prof. Vittorio Cogliati Dezza.

 

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