Live from Budapest/2

Sistemato il discorso relativo allo stage, ci siamo accordati via mail per martedì prossimo, il viaggio è decollato del tutto. Oggi, come anticipato, è stato il turno del Parlamento, un bel posto, curato e molto elegante, una fila kilometrica era dinnanzi all’entrata, un serpentone che siamo riusciti a superare grazie alla prenotazione fatta un paio di settimane fa proprio via mail.

Abbiamo successivamente pranzato al KFC, quando vado all’estero è il fast food in cui mi rifugio sempre. Consumato il rapido pasto a base di pollo (petto, coscio, ali) e patatine, siamo tornati lungo fiume per il viaggio in battello sul Danubio. Le previsioni minacciavano pioggia, alla fine il tempo ha tenuto e l’ora trascorsa in mezzo all’acqua è stata incantevole.

Le riflessioni di giornata, sono le seguenti:

Di Budapest mi piace l’idea di trasporti in miniatura, bus piccoli, metropolitana a tre vagoni e come detto ieri il fatto che non sia una città caciarona.

La seconda considerazione è sugli spagnoli: non li sopporto più. In Europa stiamo messi male, noi, loro e i greci peggio degli altri. Noi abbiamo ridotto i viaggi e di italiani all’estero ce ne sono la metà rispetto a qualche tempo fa, loro invece si sono mostruosamente quintuplicati. Stanno con le pezze al culo ma sono ovunque, un incubo. A Parigi il rapporto era: tre francesi, uno spagnolo. Qui a Budapest sono dappertutto. Da europeista non tollero questa cosa: non fanno i sacrifici, sperperano, sono il male del continente, facciamoli fuori!!!

Tralasciando le esagerazioni, onestamente, mi stanno sempre meno i simpatici.

Abbasso gli spagnoli, viva gli ungheresi.

 

Buona sera da Budapest.

Live from Budapest

Siamo arrivati a Budapest dopo un ottimo viaggio (1 ora e 20) macchiato soltanto dalla rappresentante massima dei coatti donne di Roma: una ragazza (ha 32 anni) utile per una puntata di Quark di Piero Angela. Tralasciando questo pessimo elemento, siamo stati accolti da un cielo coperto ma da un clima caldo e piacevole. L’impatto con la città è stato positivo, mi piace la compostezza del posto: bello, signorile per alcuni versi e non esagerato. Abbiamo preso possesso del nostro appartamento, una soluzione che mi ricorda molto il viaggio negli Emirati. Abbiamo la cucina, la lavastoviglie, la lavatrice, qualunque cosa in questo monolocale molto carino e centralissimo. Il primo brivido di giornata è arrivato però dal computer, dopo aver acceso il pc per provare il wi-fi in camera, ho visto nella mail che avevo ricevuto un messaggio di risposta da parte del Ministero dello Sviluppo economico al quale aveva mandato ieri il mio Curriculum rispondendo ad un loro avviso. Nella mail mi chiedevano di incontrarci domani, ho risposto di essere a Budapest e che sarò di ritorno venerdì. Ho così declinato il colloquio, rilanciando per la prossima settimana, domani spero di ricevere una nuova risposta, possibilmente positiva. Sistemato questo imprevisto, nel pomeriggio, ci siamo diretti verso il Bastione dei Pescatori dal quale si ha una suggestiva vista della città. Abbiamo percorso il famoso Ponte delle Catene e cenato da Bella Italia, come prima sera era opportuno andare sul sicuro. Nel ristorante nostrano mi sono domandato il perché debbano mettere sempre musica triste: Si può dare di più, Perdere l’amore, Infinito, perché? Se un italiano va la si deprime mortalmente ma questo è un elemento ricorrente in ogni ristorante italiano fuori dalla penisola. Comunque sia, tutto bene davvero, domani mattina visita all’Opera e poi al Parlamento.

 

Per stasera è tutto da Budapest, buona notte.

Richiudete le valigie, si va a Budapest!

Non mi era mai successo di tornare da un viaggio, disfare il bagaglio, lasciare la valigia fuori e metterla lì da una parte, consapevole di doverla riempire sei giorni più tardi. È andata così, rientrato da Parigi ho avuto tempo di svuotare tutto, riordinare le idee, scaricare le foto e prepararmi nuovamente. Domani mattina prima dell’ora di pranzo un altro volo Ryanair mi porterà in Ungheria, a Budapest, per altri 4 giorni da vivere intensamente ancora con mio padre.

D’altra parte, squadra che vince non si cambia e così l’avventura prosegue, dal centro Europa all’est del continente, dalla splendida Parigi all’intrigante Budapest.

È bello ripartire subito, poter riassaporare immediatamente il gusto del viaggio, l’atmosfera unica che regala una città da scoprire, il problema con il cambio che sarà complicatissimo nei conti, considerate che 1 Euro è pari a 282,231 Fiorini ungheresi, una roba facile insomma. Mercoledì saremo alle 11.30 al Parlamento, dicono che sia una cosa da visitare assolutamente, abbiamo già stampato l’invito per entrare e avremo addirittura la guida in italiano.

Torno verso Oriente, mi aspetto una città simile a Praga anche se la capitale ceca non mi affascinò esageratamente, conto molto su Budapest, per me può regalare brividi per chiudere (presumo) alla grande questo 2012 di viaggi.

Non sono ne stanco ne tantomeno sazio, ho voglia ancora di stupirmi in una nuova realtà, di vedere nuovamente gli sguardi della gente dell’Est, a costo di saltare Inter – Rubin Kazan giovedì sera.

Sto per sbarcare nella tredicesima nazione e allora…

 

Richiudete le valigie, si va a Budapest!

 

viaggi, vacanze, europa, budapest, ungheria

La Verità. Le Scuse.

 

“Nel paese in cui è nato questo sport, ci sono famiglie che attendono ancora giustizia e chiarezza riguardo un disastro sul quale non è mai stata fatta piena luce, una tragedia enorme che ha sconvolto una nazione intera spingendola a cambiare radicalmente”.

 

 

Termina così la mia tesi di laurea magistrale su Hillsborough. Finisce con questo pensiero, con un dato di fatto, l’attesa di giustizia e di poter ottenere quel rispetto negato per un ventennio abbondante. Mercoledì pomeriggio, mentre mi aggiravo per Parigi, la vicenda legata al dramma di Sheffield viveva una nuova pagina, forse una delle migliori. L’Hillsborough Indipendent Panel ha redatto un testo di 395 pagine basato sull’analisi di 450.000 documenti, raccolti da 80 diverse organizzazioni, un lavoro che ha evidenziato ancora una volta un paio di aspetti: potevano essere salvate 41 vite, non fu colpa dei tifosi, gli artefici del disastro furono gli agenti.

Questo è quanto emerso, una verità che ha spinto il Premier britannico Cameron a chiedere scusa per la “doppia ingiustizia”: l’incapacità di proteggere delle persone e l’imperdonabile attesa per arrivare alla verità. A nome del governo – ha detto il primo ministro alla Camera dei Comuni- e a nome del paese, chiedo scusa per questa ingiustizia a cui non è stato posto rimedio per così tanto tempo”.

Il report dell’Hillsoborough Indipendent Panel potrebbe ora costituire una base per una nuova indagine. Nel lavoro sono venuti a galla dettagli agghiaccianti, aneddoti che in parte già sapevo avendo lavorato per la tesi su un testo fondamentale come Hillsborugh: The Truth, opera di Phil Scraton, docente di criminologia e membro del Panel.

Sconcertanti (per gli altri, per chi ha ignorato tutto per anni) le rivelazioni sul fatto che anche i ragazzi minorenni, così come i bambini morti, furono soggetti a dei prelievi di sangue per trovare tracce di alcool in modo da poter rafforzare la tesi della Polizia: la tragedia generata da tifosi ubriachi.

È stato confermato il lavoro sporco degli agenti che modificarono le memorie scritte da parte degli ufficiali presenti a Hillsborough, è stato ribadito che 41 tifosi sarebbero sopravvissuti se fossero stati soccorsi in maniera tempestiva.

Il report presentato davanti alla Cattedrale di Liverpool ha riscosso consensi e riacceso delle speranze, parlare di giustizia è difficile, soprattutto quando i processi hanno sentenziato “morte accidentale” e i due principali autori del dramma non hanno scontato nemmeno un giorno di prigione.

Quale può essere la giustizia quando ci sono 96 vittime di mezzo? Qualcuno porterà mai indietro chi non c’è più? È possibile ridare a Eddie Spearritt suo figlio Adam? Entrambi persero i sensi nella calca, furono portati all’ospedale, il giorno dopo il padre si svegliò e gli venne comunicato che il suo ragazzo non ce l’aveva fatta. Qualcuno potrà mai riempire a Margaret Aspinall il vuoto incolmabile lasciato da suo figlio James? Il pomeriggio del 15 aprile riuscii a contattare la Polizia del South Yorkshire che la rassicurò sulle condizioni del figlio, così come la compagnia di trasporti secondo cui il ragazzo era sul pullman per tornare a Liverpool. Sono trascorsi 23 anni e Margaret forse non è mai andata via da quel capolinea, dove vide arrivare decine di bus senza il 15enne James. Ho studiato questa vicenda, ci ho scritto una tesi e penso di aver capito così intendano i parenti delle vittime quando reclamano giustizia. Pretendono scuse e rispetto, per anni hanno dovuto accettare falsità, ingoiare l’idea che i propri cari erano stati dei killer che avevano ammazzato altri concittadini. Liverpool, la città di Liverpool, non hai mai tollerato questo e ha sempre difeso la propria gente, consapevole di come fossero andate realmente le cose in quel maledetto pomeriggio.

Ventitré anni dopo, in un mondo nel quale nessuna chiede più scusa, dove è utopico pensare che lo possa fare un politico, Cameron lo ha fatto. Mai sarà fatta giustizia, ma la memoria delle vittime del 15 aprile comincia finalmente ad essere ripulita dopo il fango di quasi un quarto di secolo.

 

hillsborough, tesi, laurea, magistrale, Liverpool

 

 

Nell’anno della mia tesi, nell’anno in cui ho raccontato tutto questo passando giorni interi e tradurre i Taylor Reports, articoli, libri ed email, sono contento che ci sia stata questa svolta. Ancora una volta mi sento di dire che questa tesi è la cosa che mi ha dato maggior soddisfazione e reso più orgoglioso in 25 anni.

 

 

hillsborough,tesi,laurea,magistrale,liverpool