Diverso dall’Erasmus

 

Dopo un mese e mezzo sono giunto ad una serie di conclusioni, tra cui quelle relative alla differenza che c’è tra questo tipo di esperienza e quella di un più classico Erasmus.

Sinceramente penso che questa avventura sia migliore di quella universitaria per diverse di ragioni, ma prima preferisco evidenziare le differenze principali tra le due tipologie.

Innanzitutto, nella mia condizione non hai nessuna istituzione pubblica che ti copre le spalle e ti sovvenziona (i soldi delle università italiane per i ragazzi Erasmus sono una miseria, ma è sempre qualcosa), qui sei solo con il tuo portafoglio e la tua assicurazione.

Seconda cosa studi solo inglese, sei qui per quello, è il tuo unico obiettivo, non hai esami di diverso tipo, puoi e devi concentrarti solo sull’apprendimento della lingua, un dettaglio non di poco conto.

Essendo una scuola privata fuori da qualunque tipo di progetto, è diverso il clima rispetto a quello stile Erasmus. Non c’è quella percezione di “sfascio totale” e di “festa continua”, c’è una buona atmosfera ma non paragonabile all’altra.

Tutto ciò è dovuto anche all’età media che è più alta, non è raro trovare persone sopra i 30 anni, o conoscere qualcuno che ha figli e moglie e casa ma è qui per studiare. Non manca nemmeno il 20enne, ma questo mega mix è certamente più interessante, ti permette di spaziare e poter fare 100 discorsi in un giorno relativi a 100 argomenti diversi. L’età fa la differenza ma è un aspetto a favore di questo tipo di avventura.

Rispetto all’Eramsus il cambio di gente è continuo. È quasi impossibile trovare qualcuno con cui farai tutta la tua esperienza, ogni sabato è un addio, ogni lunedì è un benvenuto. Funziona così.

Un riciclo infinito, come al Grande Fratello quando entrano nuovi concorrenti ogni settimana. Questo costante via vai è un bene, ti obbliga a conoscere e ad entrare in contatto con i neo arrivati, non ti permette di chiuderti nel tuo ipotetico gruppetto.

Inevitabilmente, dall’altra parte, non è mai piacevole dover salutare qualcuno quando hai stretto un minimo il rapporto, ma è una delle regole del gioco.

Per fare questa esperienza devi essere da solo, devi venire senza nessuno, non devi avere nessun appoggio, in particolare un supporto italiano. Non ho mai condiviso gli Erasmus in comitiva, quelli che diventano inevitabilmente una lunga vacanza. Diverse persone hanno fatto tutto ciò, per me non esiste. Alfredo è stato l’unico a partire in solitaria (Saretta ci si ritrovò suo malgrado), ma sono convinto che sia la migliore condizione.

Se devi studiare una lingua lo devi fare dove quest’ultima viene parlata come primo idioma. Non ho mai appoggiato l’idea di studiare una lingua in un posto in cui non è riconosciuta come quella originale, anzi, mi è sempre sembrata una grossa stronzata. Per imparare hai bisogno di essere completamente immerso in quel linguaggio: le insegne devono essere in inglese, i giornali in inglese, le indicazioni stradali altrettanto, la gente sul tram deve parlare quella lingua. Non ci sono alternative. Qui sto trovando tutto questo.

Non sono riuscito a fare l’Erasmus per una serie di motivi, evitai la Svezia perché l’inglese non è la lingua ufficiale, ma sono molto felice di essere qui, il fatto di aver imparato tutte le fermate del tram anche in gaelico è un dettaglio in più, un’ovvia conseguenza della mia pazzia.

Infine, e qui arrivo al tasto che tanto vi piace, le relazioni ragazzo-ragazza qui non vivono lo stesso furore dell’Erasmus e ciò si deve all’età diversa, al poco tempo che spesso si ha a disposizione e al fatto che il clima è inevitabilmente meno frizzante.

Dopo 7 settimane, so per certo che ad esempio non c’è stato alcun flirt tra persone della scuola.

Penso di essere stato chiaro, questa esperienza mi coinvolge e mi soddisfa, e per me ha diversi aspetti migliori dell’Erasmus classico, anche se a prescindere da tutto un periodo all’estero è talmente utile e formativo che lo consiglio a tutti attraverso qualunque tipologia.