Il giornalista italiano di Dalymount Park

 

irlanda, dublino, viaggi, calcio, bohemian, Finora non vi avevo ancora detto che nel frattempo, in questa mia nuova esperienza, sto continuando a scrivere per 2duerighe.com. Il mio primo anno da redattore l’ho festeggiato una ventina di giorni fa proprio qui a Dublino dove sto vivendo una condizione nuova anche “professionalmente” parlando. Infatti, oltre che occuparmi di sport come sempre, faccio il corrispondente su argomenti del mondo d’oltremanica. Ho scritto il pezzo su San Patrizio, quello su Belfast, ovviamente sulla Thatcher e anche uno sul calcio irlandese.

Venerdì sera è stata la volta della mia prima partita da corrispondente da Dublino. Dopo diversi tentativi sono riuscito a strappare un accredito stampa per Bohemian-Dundalk, match di Serie A grazie alla collaborazione di Mr. Brian Trench, responsabile della comunicazione del Bohemian, una delle tante squadre che ci sono nella capitale irlandese.

Ho preso così il bus 83 per addentrarmi nella parte nord della città, quella che si snoda intorno a Phibsboro e ho trovato immediatamente il Dalymount Park, uno stadio di 8000 spettatori fra le case del quartiere. Giunto all’entrata dei giocatori, un gentile stewart mi ha accompagnato dentro dopo aver esibito la mia tessera stampa. Qui sono stato accolto nell’ufficio del presidente da Brian Trench che mi ha salutato con un cordiale “Benvenuto!” e mi ha scortato a bordo campo prima di indicarmi il mio posto nella Press Tribune. Ancora oggi, a 26 anni, quando mi affaccio su un campo da calcio sbucando da una tribuna o dal sottopasso dei calciatori mi emoziono. Quel rettangolo verde che brilla mi entusiasma sempre e mi fa tornare piccolo.

Mi sono sistemato nella mia postazione, ho ricevuto la distinta ufficiale con le formazioni ed il programma mentre arrivavano gli altri giornalisti tutti forniti di pc e taccuino. Pubblico di casa tiepido, caldo invece quello degli ospiti, il Dundalk ha vinto 2-0 e trascinato i propri sostenitori.

Il Bohemian continua a veleggiare nelle zone basse della classifica e dopo averli visti dal vivo capisco il perché. Sul mio quadernino, comprato giusto per l’occasione, ho scritto 3 pagine di appunti per l’articolo del giorno dopo. Qualche foto, una ripresa e la sensazione esatta di essere nel posto giusto, nel posto mio, a fare quel lavoro che sogno. Mi sono così tornati in mente i pomeriggi passati a Formello quando facevo lo stage e quella soddisfazione che percepivo dentro di me, quando mi rendevo conto di fare ciò che ho sempre desiderato: lavorare seguendo la mia passione. Venerdì ho riassaporato quel dolce gusto, quella sensazione che ti spinge a tenere sempre duro.

 

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(Zaino, penna, quaderno, occhiali, tessera stampa, mappa, ombrello: giornalista d’assalto. Reporter vecchie maniere…)

 

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