Ci vediamo presto, Pupi

 

Sai Pupi, domenica ci sono rimasto veramente male. Ero triste per te. Ero triste come se si fosse fatto male un mio amico, un parente, uno a cui vuoi bene, davvero. Dal momento in cui sei stato inondato da tanti messaggi di affetto e da inviti a non mollare (qualcuno ha cantato anche dei cori contro di te lo sai? Noi invece al loro capitano gli abbiamo dedicato uno striscione prima dell’ultimo derby in cui gli riconoscevamo tutta la sua grandezza, ma noi siamo noi…), ho deciso di scriverti due righe.

Ieri sera prima di addormentarmi pensavo a cosa dirò a mio figlio quando un giorno, magari andando allo stadio insieme, mentre lo terrò per mano, mi chiederà chi era questo Zanetti di cui ha sentito parlare spesso. Sarà difficile spiegargli Il Capitano, quello con la fascia dipinta sul braccio sinistro, quello che batte tutti i record, insomma l’inarrivabile campione e atleta che abbiamo visto in questi due decenni. Credo che gli farò vedere una foto, anzi, potrò sceglierne 3-4, quelle in cui piangi dopo aver vinto uno scudetto o la sera di Madrid. Per me lì c’è tutto. Ci sei tu. Uno di noi, che piange come noi. In fondo ci apparteniamo Pupi, perché so perfettamente che quando le cose vanno male sei il primo a stare male, come me, come noi tifosi.

È questo che ci lega, è questo che ci rende inseparabili. Non mi interessa ora fare un elenco di aggettivi o tessere le tue lodi, potrei non finire più, volevo dirti che ti vogliamo bene. Ecco, tutto qui.

Sorrido quando leggo che la tua carriera è a rischio, in questi anni ci hai insegnato a non mollare e che lottando alla fine possiamo farcela. Sei il nostro Capitano quello che non ha mai abbandonato la nave, quello che orgogliosamente ci ha messo sempre la faccia, quello che a fine partita, malgrado tutto va sotto i tifosi, si batte il petto e li saluta. Anche questo gesto riassume il tuo profondo senso di rispetto e appartenenza. Già te l’ho detto, ho più di 20 maglie dell’Inter, una sola ha il numero ed il nome, quella del centenario. Ha il numero 4. In fondo, se scegli Zanetti sai che non sarai mai tradito, un vero cavaliere non abbandona mai la sua signora, per questo per me quella maglia vale doppio, è un pezzo di Inter sopra la maglia nerazzurra.

Tu sei l’Inter e non ci tradirai nemmeno stavolta, perché nella tua carriera ti mancava solo questa emozione, quella di rientrare in campo dopo un lungo stop e ascoltare il boato di San Siro.

Quel giorno, quel boato, sarà indimenticabile.

Ci vediamo presto Pupi. Ne sono certo.

 

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(A mio figlio farò vedere queste foto qua: Parma 2008, Madrid 2010. Tu in lacrime proprio come noi).