La tessera

Oggi pomeriggio, sono andato in banca a ritirare la tanto chiacchierata Tessera del Tifoso, una carta che negli ultimi tempi ha sollevato numerose polemiche, nel mondo del calcio, della politica ed in particolare, in quello dei tifosi. Questa iniziativa, voluta dall’Osservatorio del Viminale, avrà il compito di “schedare” i tifosi, ma soprattutto, dal prossimo primo gennaio, chi non sarà in possesso della tessera stessa, non potrà seguire la propria squadra in trasferta e non avrà i biglietti per il settore ospiti. Io sono un appassionato ed un tifoso di calcio, non sono un violento, ma, a qualcuno sembrerà paradossale, fin da piccolo sono sempre stato molto affascinato dalla mentalità e dal mondo ultras. Questi ultimi, osteggiano la “campagna” per diverse ragioni, più o meno condivisibili, onestamente io non ho nessun problema a farmi schedare, non ho nulla da nascondere e da temere, quindi ho aderito, anche perché, così, non sarò soggetto a vincoli e divieti, la mia squadra potrò seguirla sempre e comunque. Il grande fraintendimento in cui qualche politico e qualche ben pensante potrebbe incorrere, è pensare che questa tessera, (come già era successo per i biglietti nominali, altro mezzo flop) possa limitare la violenza negli stadi. Bene, se qualcuno crede questo, è un deficiente. È chiaro che il problema violenza non si possa sradicare, la violenza è viva nella società di oggi, nella quotidianità, e pensare di strapparla da una zona franca, ovvero dagli stadi, è un’utopia. Il modello inglese? Un concetto che è sulla bocca di molti, in parecchi ne parlano a vanvera, osannano i britannici e stop. In Italia non è riproducibile. Anche oltremanica, la violenza, è stata solamente spostata: non più sulle tribune, ma fuori; sarà pure una vittoria, ma non così straordinaria, ma almeno, il passatempo calcio, è tornato ad essere vivibile e tranquillo. Personalmente, continuo a credere che in questo Paese, in realtà, a qualcuno convenga mantenere questo tipo di violenza calcistica, temo che lo Stato ne tragga dei vantaggi, altrimenti avrebbe agito in maniera dura e severa da anni. Anche qui vale sempre lo stesso discorso, le leggi ci sono, il problema è che non vengono adottate, non c’è la celeberrima “certezza della pena”. L’Italia è una nazione che ama piangere i propri morti, riempirsi di belle parole e poi dimenticare tutto in fretta. L’ho scritto già una volta, la violenza negli stadi sarà limitata e spostata dai campi di gioco, solo quando assisteremo ad una carneficina, quando morirà un sacco di gente; allora, saranno presi provvedimenti, il fenomeno diverrà una vera emergenza e qualcosa cambierà. Una tessera risolve poco, rende solo le cose meno efficaci e maledettamente più burocratiche, ma questa, è una prerogativa prettamente italiana, lo dice la storia, la testimoniano i fatti.

 

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(La mia tessera è la numero sette, sapere che solo sei interisti in Italia l’abbiano fatta prima di me, è un’idea che mi piace)