Qualche giorno fa, avevo azzardato un parallelismo non così avventato con Emilio Brentani, oggi, invece, la metafora si estende ed abbraccia tutto l’ultimo lungo periodo e si lega ad un altro spunto letterario, ben più datato ed aulico: l’Odissea.

Ebbene sì, dopo ieri pomeriggio, la mia avventura universitaria ed in particolare la tesi, hanno preso i contorni della celebre opera di Omero. Credo che non servano più ulteriori prove, le difficoltà e gli avversari di ogni genere che sto trovando sul mio cammino, hanno sembianze quasi surreali ed incredibili. Oggi pomeriggio, da P.le Flaminio, per andare a P.za Euclide dal professore, ho preso tre volte il treno, perché solo la seconda volta, mi hanno detto ovviamente che la fermata di Euclide era chiusa e quindi ho dovuto allungare la strada e fare tutto un altro giro, perdendo più di mezz’ora. Una tesi cambiata, un professore dal quale mi sono sentito dire di tutto, una serie di slittamenti fra cui la discussione stessa, cd scambiati, frasi false, comunicazione errate, perdite di tempo assurde, sessioni di esami future saltate. Tutto questo, ha reso la mia tesi una vera e propria “Tesissea” con ostacoli che si raddoppiano andando avanti, e buone notizie che latitano non so da quanto, nemmeno fossero Provenzano. Nella mia versione parodistica, ci sono delle inevitabili differenze fra me ed Ulisse. Innanzitutto non ho lo stesso ingegno di quest’ultimo, non ho la mia protettrice (nel suo caso la dea Atena), mentre come Odisseo, ho un nemico giurato, lui ha Poseidone, io non lo so, ma visti i risultati, qualcuno che mi rema contro deve esserci per forza, il grande dubbio è che non sia solo una persona. Alla fine della storia, però, Ulisse fa finalmente ritorno ad Itaca e si ricongiunge con l’amata Penelope, quindi tutto si compie e la conclusione è felice. Riguardo questo dettaglio, in parte, sono contento che non mi attenda nessuna Penelope, perché vista la situazione, sono convinto che se ci fosse stata, mi avrebbe già tradito con un paio di maledetti Proci.