Chiudete le valigie, si va a Milano!

Si ricomincia nello stesso modo in cui avevamo finito: con una finale ed una coppa da conquistare, dopo tre mesi esatti, tutti di nuovo in campo. Non sarà Madrid, non affronteremo il Bayern e nessuno di noi starà vivendo l’emozione spasmodica di un’attesa che dura da 45 anni. Si gioca a Milano, l’ultima vittoria in Supercoppa risale ad agosto 2008 e di fronte a noi ci sono i Campioni Morali dello scorso anno. Ricominciare dopo una stagione del genere è difficile e piuttosto strano, ognuno di noi avrebbe pagato qualsiasi cifra per fermare l’orologio del tempo, per arrestare le lancette intorno alle 22.45 di sabato 22 maggio, ma non si può, non ci si deve bloccare e non bisogna guardare solo indietro. Ci sono stati i mondiali vissuti un po’ in sordina anche per il disastro azzurro, ma soprattutto per la consapevolezza e la percezione che non ci fosse più nulla in grado di far suscitare certe emozioni vissute poche settimane prima, nessun evento capace di sprigionare una tale adrenalina. Sono passati tre mesi ormai, ma si ricomincia con una finale e un’altra già ci attende fra sette giorni. Partenza col botto ed entusiasmo che non può mancare, così come la mia presenza domani sera sulle tribune di San Siro. Io e Gabriele siamo in partenza, domattina viaggeremo alla volta di Milano per questa trasferta insolita considerando anche l’interminabile tragitto che ci attende, ma non potevamo essere assenti. Ho fiducia in questa squadra, la ritengo ancora la candidata numero uno in Italia e in grado di regalare altre grandi soddisfazioni: domani sera, Montecarlo venerdì, Abu Dhabi a dicembre… paradossalmente, il meglio deve ancora venire, ma intanto chiudete le valigie, si va a Milano!

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Un Ferragosto insolito

Dopo ben 5 anni ho festeggiato anche io il Ferragosto considerando che da diverso tempo lo vivevo a casa senza far nulla, e molto spesso da solo poiché i miei genitori erano in giro o in vacanza da qualche parte. Ho voluto spezzare questa tradizione del non-ferragosto e così ho raccolto l’invito di Gabriele e mi sono aggregato al suo gruppo con destinazione mare, per una domenica sulla spiaggia di Fregene. Il programma prevedeva una lunghissima giornata marina, l’aperitivo e poi la sera in qualche locale sul litorale. Avendo deciso di non partecipare al resto della giornata, mi sono spostato  autonomamente, raggiungendo i ragazzi direttamente al mare. Il timore del caldo, del traffico ferragostano, l’assenza del parcheggio nei pressi della spiaggia e la strada che non ricordavo benissimo, sono stati i motivi che mi hanno spinto a muovermi in modo alternativo: con i mezzi pubblici. Giunto all’Anagnina, ho preso la metro direzione Termini ed arrivato alla stazione, sono salito sul treno per Maccarese-Fregene, 35 minuti di viaggio e sono sceso. Qui dovevo prendere la navetta per il mare, ma il mezzo era da poco partito e quindi avrei dovuto attendere un’ora. Vista la prospettiva inquietante decido di incamminarmi, dopo pochi metri, incontro un uomo che stava dipingendo il muretto fuori dalla sua casa e gli domando la direzione e la distanza da lì al litorale. Il signore mi indica la strada, e mi avverte dicendo che avrei dovuto percorrere almeno 5 km. Tranquillizzato dalla distanza non eccessiva, lo ringrazio e inizio a camminare seguendo le sue indicazioni e una famosa frase di Davide: “E vabbè, se nun ce stanno i mezzi se la famo tutta in corteo!”. Fomentato e molto fiducioso, parto con il mio zaino sulle spalle, imbocco la pista ciclabile, mi mangio il panino con la mortadella, mi bevo il mio succo di frutta alla pesca e dopo oltre due km, decido di girare a destra ad uno svincolo. Dopo pochi metri, una macchina si accosta vicino a me ed una signora mi chiede l’indicazione per il Singita, lo stabilimento che stavo cercando anche io, le rispondo che sapevo solo la via e niente più, che ero a piedi e non sapevo dove andare. Mi dice di salire e dopo aver salutato anche l’altra signora in macchina, partiamo alla scoperta del Singita. Sbagliamo strada una volta, ci fermiamo a chiedere indicazioni all’edicola fin quando imbocchiamo la retta via e giungiamo di fronte all’accesso della spiaggia. A questo punto, considerando il casino per parcheggiare, le due signore mi scaricano davanti l’entrata, le saluto e loro proseguono la caccia ad un posto auto. Malgrado le mille peripezie, c’erano solo Irene e il fidanzato lì ad attendermi, Gabriele è arrivato con il resto della truppa solo venti minuti più tardi. Dopo aver preso posto, è scattato il primo momento sportivo della giornata, il beach volley che ha visto me, Giacomo e Gabriele vincere in 3 set, dopo aver perso il primo. Prestazione imperiosa e successo meritato. Nonostante il mare un po’ mosso e l’acqua non proprio cristallina, decidiamo di fare il bagno e di mangiare appena asciugati. Finiti i panini, è iniziato il momento racchettoni, a seguire il beach volley nuovamente, fin quando siamo andati a Fiumicino per accompagnare Giacomo a riprendere la madre. Tornati in spiaggia, due calci al pallone con Gabriele in porta e poi l’atteso brindisi con tanto di crostata per celebrare i 24 anni di Giacomo festeggiati già la sera prima. Dopo gli auguri, mi sono preparato e sono ripartito a caccia di un mezzo che potesse riportarmi almeno alla stazione di Maccarese. Cammino per un km e mezzo abbondante seguendo le indicazioni della Municipale e arrivo in via Sestri Levante, dove mi confermano l’esistenza di un autobus e un’amara verità: anche in questo caso il pullman era passato da meno di 5 minuti. In attesa della corsa successiva, mi si avvicina una giovane ragazza orientale la quale mi chiede di farle fare una telefonata, in inglese le spiego che non avevo credito ma solo la promozione per inviare sms. Si accontenta della mia risposta e inizia a mandare sms ad un numero Wind, che poco dopo chiama direttamente al mio cellulare e inizia a parlare con la ragazza. Questa mi spiega che si era completamente persa, di non avere il cellulare e di essere del tutto disorientata. Dopo oltre mezz’ora di sms (alla fine ne ha mandati 4) e di telefonate, arriva fortunatamente il bus, saluto la ragazza, e salgo sopra. Pochi minuti e inizia a suonare il mio telefono, il numero sul display era quello con cui avevo parlato la giovane amica 10 minuti prima, evito di rispondere ma arrivano altre due telefonate. A quel punto mi incazzo e mando un sms in inglese a questo numero, spiegando che la ragazza non era più con me e chiedendo cortesemente di smetterla. Nel frattempo, l’autobus su cui ero salito avrebbe fatto tutta l’Aurelia e fino alla stazione metro di Cornelia, decido di non scendere più a Maccarese ma di arrivare fino al capolinea. Alle 20.15 scendo dal bus e imbocco il sottopassaggio della metropolitana, mi arriva un altro sms, sempre in inglese da parte della giovane amica dispersa, mi ringrazia aggiungendo che aveva ritrovato il ragazzo e il suo cellulare. Tutto bene quel che finisce bene, viva il lieto fine, buona serata e buon ferragosto. Alle 21 ero a casa mia, sano e salvo, e con la sensazione di aver vissuto una giornata estremamente insolita.

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Hydromania 2010

È stato un mercoledì bagnato dall’acqua, quella degli scivoli e delle piscine, dei tuffi e delle trecce. Ieri si è consumato il classico appuntamento estivo all’Hydromania, il parco acquatico alle porte di Roma, dove siamo stati accolti da una folla non indifferente, molto probabilmente, tutti i romani non in ferie erano lì. Giornata piuttosto calda e quindi perfetta per trovare refrigerio nelle diverse piscine, ottima la compagnia e brividi che come al solito non sono mancati. Una delle nuove attrazioni era il Big River, ribattezzato ovviamente anche Big Shiver, uno scivolo nuovo posizionato affianco a quello azzurro che si faceva in due con i gommoni. Dopo una fila che sembrava interminabile, lo abbiamo testato con grande entusiasmo e l’esito è stato decisamente positivo, personalmente lo preferisco a quell’altro. Escludendo il Kamikaze su cui non andrò mai più, lo scivolo più gettonato è stata la treccia giallo-verde che ci ha regalato il divertimento maggiore, anche per la velocità abbastanza elevata che si toccava nella discesa: tutto questo, ci ha spinto a fare quattro volte la fila pur di riprovarlo. Malgrado le tantissime persone, abbiamo trovato un buon angolo con ombrellone e lettini, uno spazio che ci ha permesso di godere anche di un discreto relax subito dopo pranzo e nel tardo pomeriggio prima di ripartire verso casa. Non sono mancati i personaggi di giornata, soggetti che hanno allietato ulteriormente il nostro soggiorno a bordo piscina, fra questi, alcuni devono essere obbligatoriamente citati. Oliver, bambino che ha fatto gavettoni a tutta la famiglia scatenando l’ira funesta di un suo coetaneo che è entrato in una serie di pianti senza fine; il Buzzicone, che pur pesando 452 Kg, appena ha sentito l’annuncio dall’altoparlante che era stato aperto il servizio tavola calda, si è precipitato ordinando una bella porzione di patatine fritte. Non bisogna tralasciare nemmeno la Bagnina Acida che ha polemizzato a distanza, o meglio alle spalle di Antonio (“Che fenomeno!”), l’Intrattenitore sudamericano che fomentava il pubblico nella piscine con le onde; ed il Cretino che dentro quest’ultime, ballava su una base rialzata credendo di ritrovarsi al Goa, mentre non si rendeva conto di come la vergogna lo stesse ricoprendo lentamente. Non è mancato il momento granita, situazione in cui il commesso ha fatto una serie di scenate fra il penoso e il provolone e anche l’angolo sala-giochi in cui mi sono esaltato con il basket, attrazione in cui ho buttato 3 gettoni, anche se ho fatto una bella figura, al punto che uno degli Stewart si è fermato a guardarmi. È stata una bella giornata, divertente e rilassante, peccato per i dissidenti che hanno perso una bella occasione saltando un appuntamento che ci rivedrà protagonisti ormai il prossimo anno, quando sarà Hydromania 2011.  

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Pupi

Ci sono uomini destinati a diventare leggende, persone comuni alle quali il destino ha affidato una missione ed un posto sicuro nella storia: Javier Zanetti appartiene a questa ristretta categoria. Oggi, martedì 10 agosto, il nostro Capitano compie 37 anni, un compleanno festeggiato con un altro rinnovo contrattuale con la sua società, la squadra con cui ha condiviso questi ultimi 15 anni di vita. Se pensi ad un capitano, ti viene in mente Javier: forte, leale, puntuale, fiero, mai una parola fuori posto e mai una polemica, un esempio per tutti da sempre. È la logica conseguenza di chi può annoverare nella propria squadra capitani come Facchetti e Bergomi, lui è il discendente perfetto dei suoi illustri predecessori. Trentasette anni e non sentirli ti verrebbe da dire, soprattutto se pensi che nell’ultimo anno ha stabilito l’ennesimo record, 137 gare consecutive in Serie A, una striscia interrotta da una squalifica per somma di ammonizioni, ma lui sembra essere veramente bionico ed inossidabile. Presenze e contributo, passano gli anni e lui migliora, il tempo scorre ma non intacca il suo prezioso lavoro sempre utile alla squadra, in ogni zona di campo, in ogni situazione. Quella fascia sul braccio sinistro sempre dipinta, non lo riesci ad immaginare senza quel nastro giallo sulla manica, è il Capitano, è il simbolo di un calcio che forse non c’è più. Ha passato stagioni terrificanti, delusioni cocenti ed amarezze che sembravano interminabili, ma non si è mai scomposto, così come quel suo ciuffo, noi si è tirato indietro nemmeno una volta. Il tempo gli ha dato ragione, lo ha ripagato per la sua tenacia e la voglia di crederci, e gli ultimi anni gli hanno concesso trionfi continui, fino all’apoteosi di Madrid. Quando rivedo le sue lacrime dopo Parma, Siena e Madrid mi emoziono, ricordo quelle maledette versate in mezzo al campo dopo l’eliminazione nell’euroderby del 2003, penso e sono felice per lui, che in fondo, ha sofferto proprio come un tifoso comune, come me, e dopo ha finalmente sorriso con le vittorie. Laurearsi campione d’Europa il giorno in cui tocchi le 700 presenze sembra uno scherzo del destino, una magica coincidenza che ha reso ancor più leggendaria una notte unica, ma lui, Pupi da Buenos Aires, se l’è meritata più di chiunque altro quella serata. Altri tre anni di contratto, altri tre anni di Inter, una storia destinata a concludersi all’alba dei 40 anni, un rapporto che proseguirà in seguito all’interno del club, ma solo dopo aver superato Bergomi per diventare ancor più l’uomo dei record, l’Highlander nerazzurro, il Capitano dei Capitani.

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Auguri Pupi e grazie di tutto.