5.5.2002 – 18.12.2010: Il cerchio si è chiuso

Siamo campioni del mondo. In questa frase, in queste quattro parole, c’è tanto, forse tutto, di certo una vita. Trovare i termini adeguati per spiegare una stagione del genere a mio parere non è possibile, io credo di non esserne in grado, forse dovrei trovare dei neologismi, ma raccontare cosa è stato questo 2010 non è cosa semplice. Il 5 maggio del 2002 perdevamo all’ultima giornata lo scudetto contro la Lazio, ieri sera, a distanza di 8 anni, siamo diventati campioni del Mondo, il mio personalissimo cerchio si è definitivamente chiuso. Ero allo stadio con mio padre quella domenica, ero con lui quando abbiamo festeggiato il primo scudetto di Mancini nel 2007 e francamente sarei stato felicissimo di poter condividere quest’altro momento insieme, ma non è stato possibile. In una calda ed umida notte araba ho assistito ad un momento epocale: l’Inter che ritorna sul tetto del mondo e così anche la mia famosa “sfrenata ambizione” si è consumata. Detto questo, so perfettamente che non me ne rendo ancora conto. Abbiamo vinto perché siamo stati più forti degli altri, questi cinque successi in un anno sono figli della perseveranza e della determinazione di un gruppo che ha conquistato questo pianeta vittoria dopo vittoria. Sono veramente orgoglioso di “appartenere” a questa squadra, mi sono emozionato nel vedere i tanti interisti giunti fin qui a caccia di un sogno che da troppi anni ormai sembrava irraggiungibile. Mi sono commosso mentre ammiravo questo amore che ci ha portati fin qua, ad oltre 4000 km dall’Italia, a testimonianza di un legame di sangue e passione strepitoso. Si chiude un’annata irripetibile, ed è giusto ringraziare tutti coloro i quali hanno contributo a costruire questa squadra e a chi ogni giorno lavora per rendere l’Inter sempre più grande. Questo 2010 ha ripagato tutti, anni di sofferenze ricompensate da un qualcosa che in pochi ad inizio marzo avrebbero potuto immaginare. Anche stavolta è doveroso rivolgere un pensiero a chi non c’è più ma che avrà certamente tifato dall’alto: Giacinto e l’avvocato Prisco ieri sera sono stati invocati a gran voce a fine partita anche perché in qualche modo hanno contributo a plasmare questa squadra. E’ stata una notte di festeggiamenti iniziati vicino allo stadio in un KFC messo a soqquadro da cori e sfottò, fino all’autoironico “non vinciamo mai!” cantato da tutti a squarciagola. Tornato in hotel ho salutato i tifosi del Mazembe lì presenti che poco dopo mi hanno presentato un ragazzo italiano di Savona che era al seguito degli africani, dato che suo padre è stato il direttore sportivo anni fa del team congolese. Dopo le presentazioni di rito e qualche battuta sulla partita, siamo andati a fare una passeggiata insieme accompagnati da altri 3 tifosi del Mazembe e la serata si è chiusa quando l’orologio segnava le 3.30. Ho faticato a prendere sonno per le mille emozioni che avevo dentro, è stato strano addormentarmi per la prima volta in vita mia senza questo sogno nella testa, ma stamattina, al risveglio, continuavo a non credere che potesse essere successo veramente. Desidero chiudere questo post ringraziando i miei genitori per tanti motivi e volevo dedicare questo ennesimo trofeo ad una persona che non conosco, una ragazza juventina che in un famoso speciale trasmesso su Italia 1 “Tutto in giorno” incentrato sul 5 maggio 2002 chiudeva con una frase urlata verso le telecamera: “Interisti di merda, non vincerete mai un cXXXo”. Erano anni che aspettavo di dedicarle questo trofeo: è per te, tacci tua.

Siamo campioni del mondo, siamo campioni di tutto.

Grazie Inter.

P.S. Domani si torna in Italia, sbarcare a Fiumicino da campione del mondo, con il bandierone nerazzurro sulle spalle sarà qualcosa di impagabile.