Due domande

Negli ultimi due giorni si sono presentate davanti ai miei occhi una serie di situazioni che mi hanno inevitabilmente condotto a pormi delle domande le quali continuano ad oscillare tra il serio ed il faceto.

Martedì sono andato all’Istituto Gramsci, e oltre ad aver capito che tutte le biblioteche storiche le hanno costruite in altezza e su più piani a differenza di quelle letterarie che si estendono in larghezza, ho assistito ad un siparietto clamoroso. Mentre ero sul 170 alla stazione Termini, ad un certo punto un signore romano sulla cinquantina si è avvicinato al conducente per chiedere dell’informazioni sul tragitto e dopo aver ottenuto queste, si è accasciato, ha aperto la  busta e prendendo una paio di calzini si è rivolto all’autista con la seguente frase: “I voj tre para de pedalini a ‘n euro? So’ dde cotone bono!”. L’esclamazione surreale mi ha lasciato spiazzato per due secondo poiché al rifiuto del conducente l’uomo si è rivolto al sottoscritto. A quel punto ho declinato l’offerta giustificando il mio no con il fatto che io sono abituato ad utilizzare calzini di spugna e non di cotone, una risposta onesta che ha soddisfatto il bizzarro venditore. Conclusa la trattativa mi sono domandato in quante capitali europee si possa ancora assistere ad una scena assurda come questa. Temo in nessuna grande città del continente, se non a Roma, in cui tuttora possono avvenire scene che riportano agli anni 60, con personaggi che sembrano essere usciti da un film di Vanzina.

Ieri sera invece, mentre stavo rincasando, mi domandavo come fosse possibile che nel 2012, e sottolineo 2012, esistano ancora delle persone in grado di vantarsi delle proprie performances o conquiste amorose. Per me è già inconcepibile il concetto di “vantarsi” ma mi risulta ancor più complicato da comprendere chi si atteggia e racconta le sue vicende al pari di una vittoria. Resto basito, o meglio, scioccato dalla mancanza di tatto e di buon gusto. Accetto e tollero tutto ma i racconti sulle proprie conquiste infondono nel mio animo una discreta tristezza. Non concepisco chi si vanta di suo, chi espone le donne in bacheca mi irrita oltremodo. Non ho trovato risposta a questo interrogativo, non so perché la gente lo faccia, forse perché c’è ancora qualcuno ancora più idiota pronto ad incensare i successi altrui. A questa mezza risposta ne ho aggiunta un’altra, politicamente scorretta ma altrettanto accettabile. C’è gente così anche perché negli ultimi 17 anni abbiamo visto ogni giorno un uomo che pur essendo padrone del paese continuava a vantarsi di tutto come se il popolo potesse dimenticarsi i suoi averi. Chi si vanta dei propri successi ha sempre una ragione ambigua per farlo, spesso si hanno dei complessi, proprio come colui che ci ha guidato per anni. Sembra paradossale ma è così: Berlusconi è una persona complessata, uno che non si è mai accettato, uno che avrebbe condonato mezzo patrimonio per avere più capelli e 20 cm in più. Uno che si paragona ogni volta a Bernabeu dicendo che lui è il presidente più vincente della storia del calcio, uno che ha fatto mettere sulla maglia della propria squadra “Il club più titolato del mondo”. Chi sottolinea e ricorda le proprie vittorie è volgare nell’animo, chi si vanta di tutto ancor di più, ostentare è pacchiano. Se siamo stati comandati da uno così, e rifletto bene, capisco la presenza di gente qualunque che si vanta del numero di amplessi avuti e delle donne conquistate. Se c’è spazio per i deliri di un Cavaliere, figuriamoci per quelli dei poveracci, no?.