Un mese di Dublino: il primo bilancio

 

Un mese di Dublino. Un mese vissuto in Irlanda con la sensazione di essere arrivato qui veramente tanto tempo fa. Aspettavo questo 2 aprile per fare un primo bilancio, per stilare e riordinare una serie di pensieri in modo un po’ più organico. Sto bene, questo è ciò che più conta e mi sono abituato ormai a tutto, tra un po’ sarà così anche per il tempo. Forse. Un mese mi è stato già sufficiente per arrivare a delle conclusioni, d’altra parte sono uno che non impiega troppo per avere le idee chiare e la prima è che io qui non ci potrei mai vivere. L’Irlanda non è il mio paese, Dublino non è la mia città. Perché? Qui ritorna il concetto del tempo che non ha nulla a che vedere con l’essere stupidamente metereopatici. Vengo da un paese in cui sei libero di decidere di uscire quando vuoi, come vuoi. Qui non è la stessa cosa, tutto è sempre subordinato al clima che vincola notevolmente la tua vita, soprattutto quando sei obbligato a muoverti con i mezzi. È dura da spiegare, vi sembrerà esagerato, ma abbiate fede in ciò che dico. Detto questo penso di poter vivere all’estero, ma questo non è esattamente il mio posto, mettiamola così, anche se ribadisco che considerando le alternative era la soluzione più giusta e tornerei qui senza dubbio per questo tipo d’esperienza.

La scuola mi piace e le lezioni mi coinvolgono, il fatto di averle solo la mattina è un aspetto positivo per me. Il mio inglese sta migliorando, lentamente, ma procede. Sto ampliando più che altro il mio vocabolario ed è molto importante. È bello incontrare e parlare quotidianamente con ragazzi che vengono da ogni parte del mondo, per un tipo curioso come me è una continua occasione per conoscere e scoprire. Il mio eroe rimane il compianto Kwuan ragazzo coreano, un fenomeno.

La vita domestica va bene, alla fine, sentendo gli altri, posso ritenermi soddisfatto di condividere la casa con una persona straniera e quindi parlare costantemente inglese e soprattutto avere una coinquilina precisa, ordinata e pulita.

Dublino non è una bella città, almeno a me non piace e non capisco come possa affascinare qualcuno. Mi aspettavo qualcosa di più onestamente, ma va bene lo stesso anche perché non sono qui in gita o a fare il turista.

Me la sto cavando sotto tutti i punti di vista: spesa, pulire casa, cucinare, lavare i piatti, ho imparato a fare la lavatrice, sto apprendendo anche cose banali ma che prima non sapevo fare e sono tutte conoscenze in più, piccole ma utili.

Ancora non sento la nostalgia di casa o degli affetti, pensavo peggio ma sto andando alla grande.

A livello pratico mi mancano tre cose: il bidet (farmi praticamente 3 docce al giorno alla lunga è fastidioso), la pizza e vedere l’Inter nella mia sala da pranzo e non asserragliato in una camera con il pc.

Un po’ mi ero sottovalutato, prima di partire pensavo che sarebbe stata molto più dura e che avrei trovato molti più problemi, forse ho esagerato nel dipingere lo scenario ma finora sono andato bene e ho già avuto diverse risposte confortanti, malgrado il fardello con cui sono partito ed i 5 mesi precedenti al mio sbarco in terra d’Irlanda. Adesso avanti con il prossimo segmento, altri 30 giorni che nasconderanno insidie diverse da superare come ho fatto finora: till the end.

 

Frase di Pasqua

 

Gabriele: “Non percepisco quell’entusiasmo che percepivo altre volte nel passato sentendoti. È come se da alcuni mesi ti avessero staccato la luce”.

 

 

Forza Bionda, forza!!

Un mese di Dublino: il primo bilancioultima modifica: 2013-04-02T23:11:52+02:00da matteociofi
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