Dubliners

 

Il ritratto più bello ed interessante fatto sugli abitanti di Dublino è quello ad opera di James Joyce nel 1914 con il suo romanzo Dubliners. Il libro in realtà è una raccolta di 15 racconti che si sofferma sulla vita quotidiana degli irlandesi ed è un testo che ho letto due volte in vita mia, sia in italiano che in lingua originale e sinceramente mi ha sempre un po’ annoiato. Dopo 70 giorni di Dublino però, voglio raccontare qualcosa sulla gente di questa città, in particolare su quelle note di colore che ho notato.

La scarpe. A mio avviso i Dubliners hanno il peggior gusto d’Europa nello scegliere le scarpe. Non ho ancora visto un maschio con calzature decenti, in particolare coloro che vanno al lavoro la mattina con tanto di giacca e cravatta. Le scarpe che indossano o sono brutte (squadrate marroni) oppure fuori moda tipo quelle nere a punta.

Sono come gli inglesi. È inutile che ci vengono a raccontare la favola che gli irlandesi sono diversi dagli inglesi, non è vero. Sono uguali, stessa razza, stessi colori e stesse abitudini. Mangiano male, non sono le persone più pulite del mondo, donne e ragazze non conoscono vergogna come le britanniche. Sono identici. Mi dispiace per loro, ma è così, anche la tanto conclamata cordialità e simpatia degli irlandesi mi sembra molto caricata. Possono parlarmi del trifoglio, di San Patrizio, della Guinness, dell’arpa, sono come quelli che vivono nell’isola davanti a loro.

Stessa gente. Pur essendo una capitale, alla fine Dublino è una grossa cittadina, un posto in cui se inizi a vivere la routine cominci ad incontrare un po’ le stesse facce. Prendendo il tram sempre alla stessa ora ormai riconosco quelle persone che salgono in una fermata e scendono in un’altra.

Le mie facce preferite sono: quella che ha il cappottone di pelle bianco-nero, la sosia di Francesca e quella che incontro sempre su Grafton Street con gli occhioni celesti.  A proposito di questa strada devo dire che è la mia prescelta, l’ho deciso fin da subito, è pedonale ed è il cuore di Dublino, credo che mi sia piaciuta immediatamente perché mi ricorda Church Street a Liverpool.

Abitudini. Pensavo che fumassero di più gli irlandesi, sul bere invece sono sul podio senza dubbio. Mangiano porcherie in continuazione tipo gli americani, vanno in giro in maniche corte quando fa 10 gradi, chiedono sempre “Sorry” per qualunque cosa e non hanno le braccia. Non vi spaventate, ma a Dublino ho contato il maggior numero di persone al mondo senza un braccio, non so perché ma questo è quanto.

Sport. Giocano a sport assurdi, l’hurling e il football gaelico sono un mix di 3-4 discipline messe insieme e catturano l’attenzione degli irlandesi. Io non le capisco, così come non comprendo l’utilità del portiere nel football gaelico uno che tanto prenderà sempre gol: se difende la porta (tipo quella da calcio) gli tirano una bomba alta 20 metri e lo infilano usando i pali del rugby. Vabbè.

Divisa. Quando vedo i ragazzi delle scuole con le loro uniformi complete mi esalto. Mi piace questa cosa, meno il fatto che i maschi vanno da una parte e le femmine dall’altra. La divisione di sesso mi pare un concetto parecchio antico.

EastEnders. La fiction più amata di Gran Bretagna è seguitissima anche qui, la trasmette la RTE ma io non capisco perché il mercoledì non c’è e la mandano in orari diversi negli altri giorni, alle 7.30 o alle 8.00.

Tuttavia, sono convinto che fra un po’ questi Dubliners mi mancheranno, ma in fondo sono un sentimentalone, uno che alla lunga si lega a tutti, irlandesi compresi.

 

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