Chiudete le valigie, si torna a Roma!

 

Se mi avessero chiesto di augurarmi qualcosa il primo marzo, prima di venire qui a Dublino, avrei risposto tutto quello che ho avuto la fortuna di vivere.

Basta forse questo incipit per racchiudere la mia esperienza irlandese in una frase. È stato tutto bello, sicuramente è andata oltre le previsioni ma da domani sarà un altro meraviglioso ricordo che porterò con me, un altro capitolo della mia vita che custodirò con cura.

Si ritorna a casa, con quel filo di malinconia che si annida in ogni atto conclusivo, si torna a casa e lo faccio con una serenità che è figlia della consapevolezza. Questa è la cosa che ho trovato e maturato maggiormente a Dublino, la consapevolezza di essere all’altezza, di potercela fare.

Ho avuto tantissime risposte, alcune inattese ma torno in Italia rinfrancato. Tracciare un bilancio su un’esperienza del genere è quasi un’impresa, io spero di avervi raccontato la Mia Dublino nel modo migliore, mi auguro in qualche modo di avervi coinvolto anche perché io in questa avventura ci sono stato dentro davvero.

Evito i sensazionalismi, ma dico che torno a casa più ricco, con tanti insegnamenti, molte certezze e qualche idea in più. Più di questo francamente non potevo trovare. Sapevo che alla fine sarebbe stata un’esperienza più grande dal punto di visto umano che linguistico e così è stato. La lingua l’ho perfezionata ma questo punto era fuori discussione, per molti aspetti io ero più curioso di altro, di come avrei vissuto per la prima volta lontano da casa tutta questa situazione.

Era una scommessa, l’ho vinta. Se ripenso a quanto avevo puntato su questa avventura, considerando i mesi precedenti che avevo vissuto, solo io so il profondo valore che ha avuto per me tutto ciò. Forse mi ero sottovalutato, ma con il passare dei giorni ho affrontato ogni cosa con personalità, se alla inizio ho avuto delle difficoltà alla lunga sono venuto fuori. Mi viene da ridere se penso a come mi guardavano alcune persone i primi giorni, quando mi lamentavo mentre loro facevano già i Dubliners. Mesi dopo io ero quello che stava meglio di tutti, gli altri non vedevano l’ora di tornare a casa.

Ho apprezzato ogni singolo momento vissuto qui, credo di aver sfruttato appieno questa chance anche perché la salute mi ha sostenuto in maniera sorprendente. Malgrado il freddo costante, non sono mai stato male. Tre mesi senza prendere nulla, tre mesi senza nemmeno un raffreddore.

Tornerò a Dublino prima o poi, anche perché come mi ha detto oggi Rebecca salutandomi: “Questa sarà sempre la tua seconda casa, ricordatelo”. Sarà bello tornare qui tra qualche tempo per rivedere una città in cui non sono stato da turista bensì da abitante.

Dublino è stata una parentesi magnifica ma non fine a se stessa, non rimarrà un caso isolato, mi ha aperto per certi versi un mondo davanti a me. So perfettamente che studiare o lavorare all’estero non è la stessissima cosa, nel secondo caso lo svago ed il piacere sono ridotti notevolmente ma la pista internazionale è qualcosa che ora posso davvero considerare dopo questo periodo.

Torno a casa soddisfatto, anche perché tutto quello che c’era da vedere, imparare, vivere, respirare e assaporare l’ho fatto, per questo ora è giusto richiudere i bagagli, anche perché rimango dell’idea che c’è un tempo per partire ma c’è sempre un momento per tornare.

E allora…

 

CHIUDETE LE VALIGIE, SI TORNA A ROMA!

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(Sento il desiderio di rivedere questi tramonti, quelli che si vedono solo dalla veranda di casa mia).