A domanda, rispondo

Cominciamo l’intervista, sei pronto? Sì, schierato e pronto.

Ti piace il Paese in cui vivi? Poco, è meraviglioso ma è gestito male. Credo che l’Italia sia il posto più bello del mondo soprattutto per un turista, un pochino meno per chi ci vive.

Hai subito gli effetti della “crisi” di cui tanto si parla? No, personalmente no. Qualcuno si lamenta, ma io sono scettico di fronte a certe chiacchiere, anche perché andando in giro vedo i supermercati pieni, la gente in vacanza, i locali che traboccano e tanta vita che non confermerebbe questa crisi.

Cosa funziona in Italia? Più o meno tutto ma in maniera mediocre. La qualità non è straordinaria, nonostante ciò, secondo me, ci sono tanti giovani preparati che possono dare molto, il problema rimane quello delle opportunità che non vengono concesse a questi.

Quanto ti piace il tuo lavoro? Se per lavoro intendo l’università direi molto, anzi tantissimo. Gli ultimi 4 anni sono stati di gran lunga i più belli.

Cosa non ti piace troppo? Il fatto che ci si lamenti in continuazione, tutti hanno qualcosa di cui lamentarsi, è un mal costume molto diffuso. Spesso sono parole vuote e ci si lamenta così, tanto per fare scena.

Cambiamo un po’ registro, luogo di nascita? Roma.

Fumi? No, non ho mai provato.

Un colore? Il nero perché è elegante e si abbina praticamente con tutto.

Un auto? Lo dicevo ieri a mio padre, a distanza di quasi 15 anni, continuo a dire che la macchina che mi piace di più è la Coupé della Fiat. Se avessi parecchi soldi mi comprerei credo la Mito.

Con chi vorresti cenare stasera? Con mia nonna, dopo 4 mesi mi farebbe piacere.

Coca cola o Pepsi? La Coca Cola, anche se preferisco la Sprite o il Chinotto Neri.

Numero favorito? 6.

Perché? Sono nato il 6, ho sempre giocato con il 6, a scuola ero il sesto all’appello, abito al sesto piano, mi sono laureato come sesto il giorno della discussione. È il mio numero.

Frase di un film? Tutto il monologo di Al Pacino in Ogni maledetta domenica e quello di William Wallace ai suoi compatrioti in Braveheart prima della battaglia.

Festa preferita? Natale senza dubbio, poi Pasqua e il Giorno del Ringraziamento.

Giorno della settimana? Domenica se ci sono le partite, altrimenti Lunedì.

Programma televisivo? Ho tolto la tv in camera mia da oltre un anno.

Materia meno interessante? Matematica. Continuo a reputarla inutile, noiosa e poco affascinante.

Personaggio? Winston Churchill, uno dei più grandi personaggi del 900.

Religione? Penso di poter essere catalogato come cristiano cattolico anche se non condivido delle cose di questa religione, inoltre non ho fatto nemmeno la cresima e quando vado a messa mi annoio mortalmente. Detto questo, penso di essere un buon cristiano in tutti i sensi e ne sono profondamente convinto.

Quante volte hai fatto l’esame per la patente? Due perché mi bocciarono la prima volta sulla parte teorica, 30 aprile 2005…

Qual è il negozio che sceglieresti per spendere tutti i soldi di una carta di credito? L’Inter Store, Nostalgica, un bel negozio d’abbigliamento ed in libreria.

Qual è la parola o frase che dici più volte? Brivido, decisamente brivido.

Qual è il nome dell’amico che vive più lontano da te parenti esclusi? Credo Simone.

Qual è la persona a cui regaleresti un sogno? A me stesso. Se le cose dovessero andare bene a metà dicembre, allora potrei pure regalarlo a qualcun altro questo sogno.

Cosa farai il prossimo anno? Finirò la magistrale e poi scriverò un’altra tesi, nel frattempo, comincerò a guardarmi intorno un po’ più seriamente.

Ed entro la fine del 2010? Nulla di particolare, sto “lavorando” ed aspettando qualcosa per dicembre, il più è stato fatto ormai e sono contento per come siano andate le cose finora.

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Due giorni dopo

Parlare dopo è sempre facile, dare il proprio giudizio a giochi fatti è una delle cose più convenienti, soprattutto quando si può criticare. Ho aspettato volutamente oggi per scrivere un post riguardo la folle notte di Marassi, ho atteso i resoconti del giorno dopo e le mille chiacchiere di cui si sono riempite radio tv e giornali. Dopo aver ascoltato attentamente tutti questi discorsi, cerco di tracciare la mia opinione, sconfessando anche delle affermazioni che ritengo tuttora inammissibili.

I tifosi serbi hanno avuto un comportamento pessimo già dal pomeriggio quando hanno avuto la geniale idea di imbrattare Palazzo Ducale e creare il panico per le vie della città. Non condivido il corteo che gli è stato concesso, soprattutto se si considera il percorso non breve che hanno fatto: da via XX settembre a Marassi (oltre 2 km e mezzo). Questo ha permesso ai delinquenti serbi (non tifosi) di mettere a soqquadro un bel pezzo di Genova. È ridicola invece la giustificazione che qualche esponente della polizia ha provato a dare riguardo l’arsenale e gli oggetti contundenti che i serbi hanno potuto portare nel loro settore. Considerando la situazione all’esterno dello stadio, questi teppisti sono stati fatti entrare dentro rapidamente, senza controlli e quindi con tutte le facoltà e i mezzi per poter mettere a repentaglio la sicurezza di almeno 20 mila spettatori. Zero controlli, pessima l’idea del corteo scortato, sciagurato il pensiero di far intervenire i poliziotti nel settore ospiti. Qualcuno ha detto che sarebbe venuta fuori una carneficina se le forze dell’ordine fossero intervenute in quel modo, l’affermazione è fin troppo banale mentre è assurdo che qualcuno si compiaccia del fatto che ciò non è avvenuto: non sono stati “bravi”, hanno semplicemente ragionato anche perché non si poteva fare diversamente. L’unica azione fattibile poteva essere quella degli idranti, i quali sono stati anche srotolati ma poi accantonati, l’acqua avrebbe potuto sedare un po’ la situazione senza creare danni esagerati.

La protesta è stata solo ed esclusivamente politica. I facinorosi serbi hanno scelto l’occasione migliore, ovvero una partita di calcio internazionale con buona risonanza, per manifestare alcune delle loro idee. La sconfitta con l’Estonia di quattro giorni prima e il “tradimento sportivo” di Stojkovic c’entrano poco, soprattutto dopo che i giocatori erano stati già “punti” con il folle gesto del petardo lanciato sul pullman della nazionale serba. La  protesta ha preso così i contorni prettamente politici e sociali, in particolar modo dopo il “Gay Pride” che si era tenuto a Belgrado pochi giorni prima. Anti europei, nazionalisti, anti-Nato, i serbi hanno rivendicato la loro opinione sul Kosovo e lo hanno fatto in una nazione che ha mandato truppe in aiuto nel territorio in questione. Scatenare l’inferno in Italia mentre si manifestava per il Kosovo, in un’occasione in cui si commemoravano 4 soldati italiani uccisi in Afghanistan, è stata una situazione che gli ultra-nazionalisti non potevano farsi sfuggire. In sintesi, la violenza dei serbi, è stata prettamente politica sfruttando una manifestazione sportiva.

Lo stadio non era di certo il migliore a livello strutturale e nemmeno a livello di posizione per ospitare un evento del genere, ancor meno per accogliere una delle tifoserie più calde e violente del panorama europeo. Lo stadio “molto inglese” di Genova non ha aiutato le operazione delle polizia sia dentro che fuori, mentre le tribune attaccate al campo, non hanno permesso che si giocasse. Considerando la capienza, la posizione e la struttura interna dello stadio, Bologna o Catania sarebbero stati più indicati, di certo la partita si sarebbe potuta giocare ed i portieri non avrebbero rischiato di trovarsi fumogeni in mezzo ai loro piedi con una tale facilità. Per quanto riguarda la scelta delle sede dove ospitare l’incontro, le autorità italiane hanno sbagliato completamente.

Come è possibile che tanti criminali serbi con precedenti noti, pur non essendo cittadini dell’Unione Europea, abbiano messo piede in Italia con tale semplicità? È chiaro che non ci siano stati grandi controlli alla frontiera, altrimenti personaggi come Ivan Bogdanov, che ha avuto la sua mezz’ora di popolarità, non sarebbero entrati. È strano per non dire preoccupante, vedere che personaggi potenzialmente pericolosi possano girare per l’Europa armati e con evidenti intenzioni, senza un minimo di controllo.

In una delle serate più buie della Nazionale italiana, ha perso lo sport e ha stravinto il violento fanatismo politico; qualcuno pagherà sicuro, la stangata dell’Uefa è bene che colpisca duramente la Serbia ma anche l’Italia, non dal punto di vista sportivo ma di sicuro sotto l’aspetto organizzativo.

Lunedì mattina

La sveglia impostata sull’I-pod alle 6.50 suona riproducendo delle campane, mi alzo e prendo contatto con la realtà, vado verso la cucina e saluto mia madre. In pochi minuti faccio colazione e subito dopo mi affaccio sulla veranda per scrutare il tempo, piove e fa freddo. Il cielo scuro per l’orario e per le nuvole pronte e riempirlo completamente promettono di tutto, capisco che dopo tanto tempo sarà una giornata quasi invernale e quindi anche l’abbigliamento dovrà essere adatto, soprattutto per la temperatura. Mi lavo e mi vesto, sento la tv in sottofondo, la sigla del telegiornale e controllo la borsa per vedere se ho tutto. Alle 7.35 esco da casa insieme a mia madre, vinciamo “la sfida all’ascensore” bruciando sul tempo gli inquilini del quarto piano e usciamo fuori. Dopo diversi mesi vedo la città in questo momento della giornata, quando tutto riparte lentamente fra mille sbadigli ed il fine settimana successivo sembra lontano una vita. Era tanto tempo che non vivevo un giorno dal suo principio. Mi infilo rapidamente in macchina e parto verso la mia destinazione, pochi minuti e raggiungo l’università. Durante il tragitto, incontro tanti ragazzi per strada diretti verso scuola, soli oppure in compagnia, ma tutti con le stesse facce: volti tanto giovani quanto desiderosi di un letto. Vengo accolto da un parcheggio semi deserto, poche lezioni iniziano alle 8 e nel piazzale vuoto posso contare non più di trenta macchine. È giorno ma sembra ancora sera, il sole è incatenato non si sa dove e molto probabilmente oggi non lo vedremo. Qualche luce della facoltà è accesa, esco dalla macchina, la chiudo e varco la porta scorrevole.

Un’altra settimana sta per cominciare, è lunedì mattina.

 

Superenalotto: la super truffa

images.jpgDa alcune settimane mi convinco sempre di più riguardo ad una tesi abbastanza impopolare: il Superenalotto è una gigantesca truffa. Questa convinzione cresce dentro di me dopo ogni sestina mancata e credo che ci siano una serie di coincidenze che non possono essere del tutto casuali. La febbre per azzeccare i sei numeri magici è ormai contagiosa ed esagerata, tutti giocano, milioni di italiani scommettono con il sogno di diventare milionari. Per quanto mi riguarda, non appartengo a questa enorme categoria, non mi piacciono questo genere di scommesse, preferisco andare qualche volta alla Snai e fare affidamento alla mia conoscenza calcistica o al fiuto di prendere qualche risultato inatteso. Nato nel 1997 il Superenalotto è diventato in breve tempo il gioco degli italiani, l’unico in grado di contendere il primato al Lotto. Ha rapidamente scavalcato il Totocalcio ed il Totogol, si è confermato come il gioco d’azzardo a premi più difficile al mondo ed anche uno dei più ricchi. Rispetto ai primi tempi, le estrazioni settimanali sono aumentate, ma ciò non ha causato una riduzione delle giocate, anzi, il risultato è stato l’opposto: più estrazioni, più giocate e di conseguenza molti più soldi nelle casse dello Stato. Proprio quest’ultimo, a mio parere, è il grande artefice della super truffa. Se consideriamo gli ultimi tre anni, ci possiamo rendere conto delle cifre astronomiche che ha incassato lo Stato stesso: nel 2007 il Superenalotto ha raccolto in Italia 1 miliardo e 940 milioni, di questi, 960 milioni sono confluiti nelle casse statali. Simile l’andamento per il 2008: nei primi nove mesi la raccolta ha raggiunto il miliardo e 460 milioni, di cui 723 destinati allo Stato. Il 2009, invece, rappresenta il record di incassi nella storia del Superenalotto: sono stati raccolti 3 miliardi e 300 milioni di euro[1]. Questi dati incredibili ci danno un’idea generale di quanto allo Stato possa fruttare questo gioco, ma c’è anche un’altra statistica molto interessante che dimostra come nelle prime sei vincite record (compresa quella in corso) ben quattro siano avvenute negli ultimi due anni, a partire dal 23 ottobre 2008. Questo elemento ulteriore mi convince poco, la mia supposizione è pertanto tanto cattiva e maliziosa quanto semplice: ultimamente, qualcuno della Sisal (azienda privata che gestisce il gioco), di comune accordo con lo Stato, sta manipolando apertamente le estrazioni, affinché il Jackpot cresca a dismisura scatenando una corsa alle ricevitorie che arricchisce in primo luogo lo Stato. Con un software da pochi euro nella centrale di comando gestionale, vengono scandagliati i numeri scommessi e viene estratta la sestina magica che non prende mai nessuno. Oltre a questo, sono convinto che anche la somma faraonica torni del tutto nelle casse dello Stato o nelle tasche della cupola che sta manomettendo tutto. I sei numeri vengono decisi precedentemente, un prestanome (magari il classico sconosciuto di qualche paesino) viene incaricato della giocata, dopo l’estrazione i soldi vengono spartiti e rientrano magicamente. Questa riflessione è rafforzata anche da un’altra considerazione: se ci sono così tanti milioni di euro in ballo, perche non vengono spartiti veramente per i premi secondari? Perché non si fa felice più di qualcuno sul serio? E’ un post di denuncia o forse no, volevo esprimere la mia opinione che non credo sia del tutto folle o isolata. Gli elementi citati, le coincidenze, e lo stratosferico giro di soldi che coinvolge lo Stato spinge quest’ultimo a giocare “sporco”, mentre le persone non si curano di tutto ciò e continuano a scommettere in ogni occasione. Lanciandovi l’ultima provocazione, credo che quando qualcuno dei “piani alti” deciderà che così non si può più andare avanti, o nasceranno dei problemi fra chi sta gestendo questo piano diabolico, verrà fuori un scandalo grande quanto Tangentopoli o Calciopoli. Vi consiglio di scommettere su questa affermazione, è più probabile che vinciate qualche euro senza aspettare l’ennesima estrazione, quella di domani.




[1] Fonti e dati tratti dalla pagina on-line di Wikipedia, relativa al Superenalotto.