Le cose della settimana

brivido.PNG

(La foto della settimana)

 

 

“Tenerè! La moto si chiamava Tenerè! E il Catto c’andava a comprare il latte ad Anagni”. (Alfredo)

(L’sms della settimana)

 

 

Benitez al Chelsea.

(La notizia della settimana)

 

“Non sempre chi si ferma è perduto: alle volte è semplicemente arrivato”. (A. Bergonzoni)

(Citazione della settimana)

 

 

“Sto male tipo la sera del 5 maggio 2002 moltiplicata per 20” .(Matteo)

(La frase delle settimana)

Il contorno

Forse qualcuno di voi si aspettava un post sul primo giorno dopo aver letto quello di ieri, magari a nessuno fregava nulla, alla fine ho deciso di scriverne uno raccontando tutto il contorno di questa giornata.

Intanto, mi sono laureato campione del mondo di tempi per la 34esima volta in vita mia. Avevo appuntamento alle 9.30 e alle 9.28 ero davanti la reception. La cosa complicata, ciò che vale il titolo di campione del mondo, è la capacità di pianificare un viaggio (non trovo altre parole) mai fatto prima dovendo prendere oltretutto ogni tipo di mezzo.

Sono uscito da casa alle 7.45 e nell’ordine ho preso: la macchina, un autobus, una metro, un treno. Mancava la nave e l’aereo e poi avevo esaurito i mezzi inventati dall’uomo per spostarsi. Malgrado questo ce l’ho fatta e ho raggiunto l’obiettivo dopo essere stato vittima anche di un disguido tecnico. Alla prima fermata del treno, ossia a Ostiense, ho visto scendere tutti mentre io sono rimasto al mio posto fin quando un controllore mi ha detto che il treno era bloccato e dovevamo prenderne un altro. Sono sceso, ho seguito il flusso, ho imprecato un po’ e poi mi sono accodato. A quel punto ho domandato a un tizio se questo cambio era normale o un caso particolare. Il punto è che il tizio in questione era il classico romano che ti risponde cazzeggiando anche se gli fai una domanda seria. Ecco il dialogo:

 

          “Ma che cosa è successo scusi?”

          “Niente, il treno ha bucato, anzi, me sa che ha finito la benza”

          “Ma quindi il cambio non è una cosa normale?”

          “No, oggi è successo questo, domani ritarda, dopodomani scioperano…”

 

Ecco, ho beccato il tipico romano che anche nei momenti complicati si fa scivolare tutto addosso, ironizza e non prende sul serio nemmeno un interlocutore sconosciuto che gli fa una domanda con un pizzico di angoscia.

Comunque sia, alla fine sono arrivato in tempo e molto soddisfatto.

Queste sono state invece le prime 5 canzoni che sono partite dal mio Ipod durante la traversata.

Why don’t you go to get a job (Offspring). È la mia canzone dell’ultimo periodo e non perché parla di lavoro ma perché la lego a un coro e mi trasmette entusiasmo.

Price tag (Jessie J). Mi fa tornare in mente le Olimpiadi di Londra e il viaggio a Parigi, mi ricorda che fino a 2 mesi ero felice, ottimista e carico.

Il meglio deve ancora venire (Ligabue). Mi è tornata in mente una conversazione all’Ufficio Eventi in cui la Dimaria diceva questa frase rivolgendosi a noi part-time ed io risposi che non era così, almeno per me. L’annus mirabilis ti capita una volta nella vita.

Dream On (N. Gallagher). Questa l’ho sentita perché c’è un verso che non so per quale ragione mi piace: “Watching the wheels that go round and round”

In the end (Linkin Park). Questa canzone mi ha sempre trasmesso una grande energia. Oggi era necessaria.

Alle 6.10, dopo 8 ore e mezza di lavoro ho ripreso il treno per tornare a casa dalla Muratella. Mentre ero lì che guardavo il vuoto, ho avuto un attacco di depressione e di sfomento esagerato. Mi sono domandato che cosa stava facendo lì, il senso di tutto ciò. La risposta è stata molto semplice, anzi mi sono risposto con una domanda: “Ma quando hai un vuoto dentro così grande, ma che senso vuoi trovare?”.

Era ora

In questo tourbillon di catastrofi (era tanto tempo che volevo utilizzare questa parola) fra morti, malati, separazioni, rotture e dolori di vario tipo, non vi ho raccontato che avevo fatto un colloquio, mi hanno richiamato e domani inizierò il mio secondo stage formativo presso l’ufficio stampa di un’importante azienda di telecomunicazioni.

Tutto è iniziato il 25 ottobre al Career Day di Tor Vergata, dove, con poca fiducia, mi sono recato per vedere un po’ che aria tirava. Prima di andarmene ho lasciato il mio curriculum al banchetto dove era sistemata l’azienda in questione e poi sono partito per il Santo Spirito a prelevare mio padre.

Due settimane fa, mentre ero sempre con mio papà ma stavolta al pronto soccorso del PTV, sono stato contattato per un colloquio conoscitivo che ho sostenuto il venerdì successivo. Sono così tornato sul luogo delitto, ossia nella stessa via in cui feci la mia prima chiacchierata di lavoro a metà aprile negli uffici della EuropCar. Stavolta mi sono fermato al numero civico precedente e ho sostenuto quest’altro colloquio: lungo, interessante e a tratti coinvolgente. Poco dopo ho parlato con le responsabili dell’ufficio stampa le quali mi hanno interrogato nuovamente e poi sono tornato a casa, sicuro che mi avrebbero richiamato. Ero talmente convinto che ho iniziato a vedere i mezzi pubblici da prendere per arrivare nella loro sede senza dover usare sempre la macchina considerando che il posto è tutt’altro che vicino e comodo.

Martedì scorso mi hanno detto che ero il prescelto, ho sbrigato le pratiche burocratiche, sono andato da Il Capo dei Capi che regala sempre brividi e domani inizierò. Lo stage durerà 3 mesi, poi ci sarà l’occasione di prolungarlo per altri tre, ma intanto è bene cominciare. Sarà retribuito e full time, dal lunedì al venerdì. Farò la vita da vero lavoratore insomma, le ferie per Natale sono già state concordate e così potrò gustarmi il ritorno del Falcone con la giusta serenità.

Felice? Entusiasta? Impaurito? Nulla di tutto ciò. Diciamo che ho avuto molti altri problemi ultimamente e la mia testa è stata occupata da altre priorità, se tutto fosse successo a metà ottobre avrei fatto salti di gioia, adesso lo scenario è ben diverso. Detto questo, so benissimo che è una grossa occasione: formativa, intensa, impegnativa ma certamente importante. Dopo aver vissuto 3 mesi in una tv, ora vivrò 100 giorni in un ufficio stampa di un’azienda affermata, il mio percorso di conoscenza sul mondo della comunicazione vivrà un’altra tappa suggestiva, un’esperienza che mi darà molto.

Era il momento di tornare nella mischia, non so stare troppo lontano da qualche battaglia, mi perdo e mi spengo. Ancora una volta ho avuto ragione nelle scelte, ho rifiutato quelle che non mi convincevano e dopo è arrivata quella migliore, quella più appropriata, impossibile da rifiutare.

Per l’ennesima volta, il mio istinto, le mie sensazioni, il mio cuore mi hanno guidato bene e non ho sbagliato ad affidarmi a loro.

Nel frattempo, ho azzerato il contachilometri. Si ricomincia, era ora.

 

lavoro, stage, università

Cinque anni

bottega_5_anni-612x384.jpgCinque anni di blog. Questo indirizzo compie 5 anni e celebra il suo primo lustro tagliando un piccolo traguardo di longevità con i suoi 680 post. Mi piace ripensare a quando iniziò quest’avventura, al primo post su Gabriele Sandri nel quale parlavo di una cosa che anni dopo sarebbe diventata addirittura la mia tesi magistrale.

Tutto partì per gioco, le cose migliori spesso iniziano così, con spensieratezza, per provare, e poi ti rendi conto che ciò che fai ti piace e ti diverte, talvolta ti coinvolge. Dopo 5 anni penso di essermi raccontato abbastanza, e rileggendo i post vecchi, quelli iniziali, quelli del 2008 e così via, a mio avviso si nota una crescita, un’evoluzione, sia nel modo di scrivere sia a livello personale.

Sono sempre stato uguale a me stesso ma sfogliando le pagine del blog noto che sono mutato in diverse cose, in fondo 60 mesi non sono pochi e soprattutto a questa età di cose ne avvengono sempre molte, e ogni giorni si impara qualcosa.

Sono andato avanti con il tempo senza mai lasciare questa finestra, questo spazio da cui poter raccontare quello che mi passava per la testa, con ironia e con la massima onestà. Se dovessi riassumere questo blog rapidamente direi che parla di me, dal secondo anno di università e racconta la mia “ascesa”, la mia “affermazione” (come le lauree), qualche soddisfazione notevole, fino al “crollo” verticale, improvviso e disastroso dell’ultimo mese. C’è un percorso in questo sito, è abbastanza evidente, un andamento graduale ma quasi sempre a salire che ora vede un’interruzione. Mi diverte scrivere, ultimamente si sta rivelando una strepitosa valvola di sfogo con degli aspetti terapeutici, mi piace poter fissare dei pensieri su un foglio e poter rileggerli magari dopo tanto tempo. Ieri, in un momento di delirio di protagonismo, ho detto che mi sarebbe piaciuto fare una festa. Sì, mi piacerebbe fare un mezzo evento con lo scopo di conoscere quelle persone che da anni mi leggono e sanno tutto di me pur non conoscendomi. Sono convinto che fra quelle 100 persone abbondanti che passano su questo blog quotidianamente, ci sia qualcuno che magari mi legge ogni giorno da anni, ecco, io vorrei incontrare questa gente, mi divertirebbe un sacco.

Questo anniversario arriva in un momento un po’ particolare, un passaggio delicato e forse non avrei avuto lo spirito adatto per inscenare una roba del genere, ma dentro di me custodisco questa bizzarra aspirazione che prima o poi renderò reale, anche perché questo blog andrà avanti, ancora per molto tempo, nonostante tutto.

Non sono uno che guarda troppo le statistiche ma ho visto che lo scorso novembre a fine mese avevo le stesse visite, i contatti e le pagine che avevo 2 giorni fa: nella metà del tempo, a distanza di un anno, ho raggiunto le stesse cifre, presumo che sia un dato positivo e fa inevitabilmente piacere.

È stato tutto molto bello finora, ringrazio i lettori ma soprattutto chi si è lasciato raccontare sempre con simpatia e disponibilità, contribuendo a regalare pagine indimenticabili, anche perché il motore di questo blog fondamentalmente sono le persone che mi circondano e la quotidianità che mi avvolge.

 

Grazie ancora,

 

Matteo