Live from Crumlin

 

Beh, benissimo diciamo che non si è proprio messa. Partiamo così dai, con un tono sarcastico.

Sì, un eufemismo. Cinque giorni qui che sembrano almeno il quadruplo. In mezzo già è successo quasi di tutto. Discussioni, polemiche, traslochi, rapine a mano armata perché la corrente e il gas a Dublino pare che siano molto care, insidie e incontri.

Tutto questo finora. Da Dundrum mi sono spostato a Crumlin, ieri ho finito il trasloco. Insomma ora sto a casa dell’Amministratore Delegato del giornale che essendo a Roma mi ha lasciato la sua abitazione gratuitamente.

Inoltre posso dire che a lavoro ho scritto già tre articoli, oggi invece ho accompagnato il direttore negli studi della RTE, la RAI irlandese, ed è stato curioso e piacevole immergersi nella realtà del tubo catodico anche perché ho conosciuto molte persone e parlato con tutti.

Uno dei problemi più grandi resta il fatto che per tre giorni non mi sono potuto loggare a GoalUnited, meno male che ci sta pensando il sempre presente Daniele anche se la questione sembra ora essere risolta.

Avrei troppe cose da dire, di certo ottobre sta iniziando a entrare prepotentemente nella mia lista personale dei “mesi di merda”, ma sono pigro, è tardi, ho sonno, domani mi devo alzare presto e non mi dilungo. Di sicuro domattina non aspetterò 25 minuti l’autobus sotto la pioggia dalla parte sbagliata per recarmi in redazione.

Dire è tutto da Dublino sarebbe troppo, vi saluto, quello sì.

Live from Dublin (Welcome back)

 

Un viaggio che inizia con mezz’ora di ritardo è qualcosa di normale e che non fa notizia, colpisce e diverte molto di più se dietro di te c’è una coppia di romani sulla sessantina abbondante che parlano e discutono di sughi, cotiche, salsicce da far sgrassare bucandole appositamente e soffritti vari.

Con questo sfondo vocale mi sono diretto verso Dublino, 3 ore di volo che sono riuscito a dimezzare grazie ad una pastiglia la quale mi ha permesso di riposare un po’. Tempo freddo, cielo coperto ma anche qualche spiraglio di sole. Uscito dal terminal sono andato a riprendere l’Aircoach e tutto è stato uguale ad inizio marzo. È diverso però quando torni in un posto all’estero e sei totalmente padrone della situazione, mi era capitato alcuni mesi fa quando andai a Liverpool, ma oggi è stato tutto molto più amplificato.

Non mi ha fatto nessun effetto particolare ritrovarmi a O’Connell Street o attraversare il Liffey, e la risposta è facile: mi sembrava tutto normale. Il ricordo è ancora troppo vivo di fondo per farmi scattare qualcosa di clamoroso.

È strano, ma non stranissimo, diciamo così.

Domani inizio lo stage, domani l’avventura comincia davvero.

Chiudete le valigie, si va Dublino! (A volte ritornano)

 

Si riparte. Ancora una volta Dublino, anche se paragonare l’esperienza passata con quella che sto per affrontare è veramente impossibile. Sarà tutto diverso, l’unica cosa in comune è solo ed esclusivamente la città, un punto di partenza importante, un appoggio valido che mi permetterà di integrarmi subito al meglio conoscendo già il posto.

Riparto con tante aspettative, qualche timore e quell’apprensione tipica di quando sei consapevole che stai per giocarti una serie di cose importanti.

Molte situazioni dovrò capire e scoprire, a Natale saprò tanto di più, sono sicuro che il mio bagaglio personale e di conoscenze tornerà carico e ricco.

Entro in una stanza buia, non so cosa mi aspetta e l’andare verso qualcosa di ignoto spaventa sempre un po’, preoccupa ma eccita, il gusto della scoperta e del misurarsi in un contesto diverso, con numerose prove e l’obiettivo di essere utile all’interno di una redazione straniera.

Quando sai che qualcuno ha puntato su di te, le responsabilità aumentano e la pressione sale, dovrò essere bravo proprio in quello: nel sapere gestire tutta una serie di situazioni.

Vado a sperimentare, parto per capire e conoscere, con l’intento di tornare e mettere in pratica i nuovi insegnamenti. Riparto per continuare ad alimentate il desiderio di fare il giornalista, quell’idea che mi venne in mente un sabato pomeriggio del 1996 quando giocando al Mega Drive decisi di togliere l’audio e iniziai a fare la telecronaca di Argentina-Portogallo.

Inseguo questa meta, provo a raggiungerla facendo il giro largo, spostandomi nuovamente, lasciando il mio paese per altri due mesi. Prendendomi le mie responsabilità e rischiando.

Qui non mollo niente, lì ho qualcosa che mi attende. Saranno nove settimane da vivere tutte di un fiato, come bere un litro di Coca Cola in un sorso solo. Dovrò pazientare, sopportare, turarmi il naso e andare avanti. Sbilanciarmi e provarci, insistere e correre.

Ieri ho fatto il pieno di saluti, all’università, in un posto in cui vivo sempre strane sensazioni, perché è ancora troppo difficile pensare che quel luogo così caro non mi appartenga più direttamente. Ho salutato diverse persone e mi sono immalinconito per tanti motivi e non perché guardo al passato, quello rimane un mondo che mi attrae magicamente, come i ricordi e certe storie. Non dimentico niente e nessuno ma guardo anche avanti.

E per questo che sono qui a dire ancora una volta, la fatidica frase:

 

CHIUDETE LE VALIGIE, SI VA A DUBLINO!

 

 

 

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“Mi butto dentro, vada come vada”

E’ vero

 

Non lo so con certezza, diciamo che una serie di spiegazioni al fatto che ieri fossi un po’ sfomentato (non mi veniva un’altra definizione) credo si possano ricondurre ad alcuni aspetti magari banali ma che hanno il loro significato. Uno potrebbe essere il tempo, sì ormai piove da 6 giorni, non si vede più il sole e l’estate sembra già lontana anni luce. Un meteo che probabilmente sta cercando di farmi entrare in clima Dublino anche se io avrei preferito godermi gli ultimi spiragli di caldo, di quelle che una volta venivano chiamate le “ottobrate romane”.

Ottobre appunto, un mese che lo scorso anno fu l’inizio di tutti i guai possibili ed immaginabili ed il motivo per cui monitoro mio padre da lontano e cerco di capire insistentemente e in maniera continua il suo stato fisico è proprio per questo, una specie di ricorrenza, lo scruto perché sono memore degli ultimi anni e vorrei partire sereno, per lui prima di tutto e per me subito dopo.

Proprio come lo scorso anno, a certificare e confermare certi ricordi, ieri ho ricevuto la mail del Career Day di Tor Vergata dove mi recai mercoledì 24 ottobre 2012 prima di andare a riprendere mio padre appena dimesso dal Santo Spirito.

A questo alone di pesantezza, c’è da aggiungere quello relativo ai saluti. Io sono un incrollabile malinconico e per questo non mi piace salutare la gente prima di partire, mi intristisco. Lo so che riparto per due mesi (9 settimane per la precisione), so che non è la prima volta, ma io eviterei di salutare tutti, per egoismo, per non avere quella sensazione ufficiale del distacco.

Mercoledì in fondo ho salutato solo La Bionda e l’abbraccio è stato meno triste di quello del 28 febbraio scorso, quel giorno, malgrado la laurea di David, era davvero afflitto per molte ragioni, di certo non come l’altro ieri ma è il gesto in sé per sé che mi immalinconisce puntualmente.

Insomma tutta questa sfilza di fattori mi hanno fiaccato un po’, poi pensi che l’avventura è alle porte e sta per cominciare e sai quanto ti giochi. Sai che giocandoti tanto puoi anche perdere tanto e la paura o qualche timore subentra, soprattutto quando ci tieni molto.

Ma in certi casi dicono che la paura sia d’aiuto, perché ti fa vedere veramente i pericoli e i rischi, ti dà coscienza di te stesso, dei tuoi limiti così come delle tue possibilità.

Proprio come quando Alfredo, seguendo una frase di Sun Tzu, alla vigilia dell’esame di Storia Contemporanea, mi scrisse che “Chi non sa riconoscere i rischi in una battaglia non può comprenderne i vantaggi, lascia anche che ti tremino le gambe”.

È vero. Come si può dare torto al saggio Maestro Sun?

 

 

 

“Nella nostra vita frettolosa, assordante, sono maledettamente poche le ore in cui l’anima può diventare cosciente di se stessa, in cui tace la vita dei sensi e quella dello spirito e l’anima sta senza veli davanti allo specchio dei ricordi e della coscienza”.

(Hermann Hesse)